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Shock al Comune di Mantova: il sindaco Palazzi è indagato, accusato di aver chiesto favori sessuali in cambio di contributi

L’accusa: soldi a un’associazione in cambio di sesso con la vicepresidente L’ipotesi di reato è concussione. Carabinieri a casa e in municipio

di Gabriele De Stefani
2 minuti di lettura

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MANTOVA. Terremoto giudiziario in Comune: il sindaco Mattia Palazzi è indagato per concussione dalla procura di via Poma. L’accusa, pesantissima ma naturalmente ancora tutta da dimostrare e dai contorni al momento non definitivi, è di aver chiesto favori sessuali alla vicepresidente di un’associazione culturale in cambio di contributi allo stesso sodalizio (non pubblichiamo le generalità della donna perché - se l’accusa fosse confermata - si tratterebbe di vittima di reato).

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I carabinieri del nucleo investigativo si sono presentati a casa del sindaco attorno alle otto di mercoledì mattina con un mandato di perquisizione e hanno sequestrato il telefonino, il tablet e un vecchio computer. Nelle stesse ore, gli uomini dell’Arma si presentavano anche alle abitazioni della presidente e della vicepresidente dell’associazione citate nell’esposto che ha mosso l’indagine. Anche in quel caso per sequestrare i telefonini. Nella tarda mattinata di mercoledì, poi, i carabinieri sono entrati nel municipio di via Roma e hanno chiesto copia di alcuni atti amministrativi.

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Si tratta – secondo quanto riferito da Paolo Gianolio, legale del sindaco – di una pratica riferita proprio all’associazione la cui vicepresidente sarebbe stata vittima del ricatto del sindaco. Una pratica che, sempre secondo la difesa, riguarderebbe un semplice patrocinio e nessuno stanziamento di denaro. Senza nemmeno essere stata visionata dal sindaco, perché si tratterebbe di un provvedimento del dirigente del settore istruzione del Comune. La vicepresidente nella mattinata di ieri è stata sentita, insieme alla presidente, dal sostituto procuratore Donatella Pianezzi ma, secondo quanto riferito da lei stessa (vedi altro articolo), solo come persona informata dei fatti: non sarebbe stata lei, dunque, a presentare l’esposto contro Palazzi. Ma su questo mancano, al momento, le conferme degli inquirenti. L’atto consegnato al sindaco al momento della perquisizione contiene solo l’ipotesi di reato e le generalità della donna che sarebbe stata vittima.

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La difesa chiederà alla procura di sentire al più presto il sindaco, che respinge ogni accusa e si dice estraneo ai fatti contestati. Una richiesta che si aggancia anche al ruolo istituzionale di Palazzi, ma che in altri casi – ad esempio c’è il precedente di Nicola Sodano, benché per una vicenda molto diversa – non è stata accolta.

Tra la vicepresidente e Palazzi i rapporti personali risalgono al 2016: in quel periodo entrarono in contatto per ragioni politiche, dopodiché, secondo quanto riferisce il sindaco, ci furono altri incontri in via Roma legati alle attività dell’associazione. «Ma nulla più di questo e di qualche messaggio via telefonino» dice il sindaco in lacrime.



Sia Palazzi che la donna negano la concussione; la stessa vicepresidente è stata sentita - secondo quanto riferisce - solo dopo il blitz di mercoledì; non è ancora chiaro chi abbia presentato l’esposto; le indagini sono ancora aperte. I pezzi del puzzle sono destinati a comporsi nelle prossime settimane. Il sindaco e la città sperano che accada quanto presto per avere la massima chiarezza.
 

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