Mantova. Lo sfogo del sindaco indagato: «Basta con questo gioco al massacro»
Palazzi affida rabbia e autodifesa a una nota: «La mia vita privata è stata devastata e questo è un tormento che nessuno potrà più togliermi. Non auguro a nessuno di vivere ciò che sto vivendo io». L'ipotesi di reato è tentata concussione
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MANTOVA. «La mia vita privata è stata devastata e questo è un tormento che nessuno potrà più togliermi. Non auguro a nessuno di vivere ciò che sto vivendo io»: il sindaco Mattia Palazzi interviene pubblicamente sull’inchiesta della Procura che lo vede indagato per tentata concussione reiterata per un anno, dal novembre 2016 al novembre 2017 (avrebbe chiesto favori sessuali alla responsabile di un’associazione culturale in cambio di fondi).
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Dopo aver rotto il silenzio su Facebook, con un post nel quale esprime piena fiducia nella magistratura, Palazzi affida rabbia e autodifesa a un comunicato: «Non è consentito rendere pubblici atti coperti da segreto istruttorio ma ciononostante questo è ciò che sta avvenendo – annota il primo cittadino – Ho taciuto in questi giorni e continuerò a farlo per il rispetto che devo anche al lavoro della Procura e perché non è giusto che i processi avvengano sommariamente in piazza. Oltre a non essere giusto, ribadisco che tutto questo non è neppure lecito».[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Caso Palazzi, a che punto siamo: la Procura, il post del sindaco e la testimone]]
La nota arriva nel giorno in cui il Corriere della Sera pubblica alcuni presunti messaggi che Palazzi avrebbe inviato alla responsabile dell'associazione culturale. Messaggi espliciti con foto intime.
«Io so di essere innocente dall’accusa che mi viene rivolta e tutte le persone che lavorano con me, dalla giunta ai funzionari del Comune, possono testimoniare che mai ho chiesto favori di alcun tipo in cambio di contributi, patrocini o altro – assicura il sindaco – Adesso le poche energie che mi restano devo concentrarle e spenderle per dimostrare la mia onestà di persona e sindaco. Poi ognuno sarà libero di fare le proprie valutazioni. Ora è solo un inaccettabile gioco al massacro».
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