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Palazzi parla del suo caso in consiglio: "Non mi dimetto, sono innocente"

Prima volta di fronte al consiglio per il sindaco dopo che è stato iscritto nel registro degli indagati per tentata concussione continuata

3 minuti di lettura
Una precedente fotografia in consiglio comunale 

[[(Video) Caso Palazzi, il sindaco in consiglio: "Non mi dimetto, sono innocente"]]

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MANTOVA. Nove minuti. Tanto è bastato al sindaco Mattia Palazzi per annunciare ieri al consiglio comunale che resterà al suo posto perché si ritiene «innocente e persona onesta». Se qualcuno tra i consiglieri e tra il pubblico che ha affollato l’aula consiliare si aspettava che entrasse nel merito della vicenda che lo sta tenendo da una settimana sulla graticola con la grave accusa di tentata concussione continuata per aver chiesto favori sessuali alla vicepresidente di un’associazione culturale per non ostacolarla, è rimasto deluso.

Volto dimagrito e voce contrita che in qualche passaggio si incrina vinta dall’emozione, coraggioso nell’affrontare l’aula dove tante sono le consigliere comunali (soprattutto tra la maggioranza), il sindaco ha chiarito che «del procedimento non parlo per rispetto della magistratura e della vita privata delle persone. Con i giornalisti parlerò solo delle attività della nostra città».

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Una cosa, però, ha tenuto a precisare nel finale del discorso a braccio: «Tutti devono sapere che in un paese civile i processi non si fanno in piazza» ha affermato, per poi congedarsi con i ringraziamenti a tutti quelli che l’hanno sostenuto in questo difficile momento, a cominciare «dal vicesindaco Buvoli e dalla giunta».

I consiglieri di maggioranza e gli assessori si sono alzati in piedi ad applaudirlo così come avevano fatto quando era entrato in aula per affrontare quella che si preannunciava un’arena. E infatti, Giuliano Longfils di Forza Italia e Luca de Marchi del gruppo misto, quando sembrava che il presidente del consiglio comunale, Allegretti volesse iniziare con i punti all’ordine del giorno saltando le comunicazioni, hanno chiesto di rispettare il regolamento facendo parlare subito Palazzi e di fare uno strappo aprendo il dibattito vista l’eccezionalità della vicenda. «Questa è una provocazione» ha tuonato Allegretti, togliendo la parola all’opposizione: «Sulle comunicazioni del sindaco - ha ricordato - non è previsto dibattito».

[[(Video) Caso Palazzi: l'intervento della Forattini, segretario Pd provinciale]]

A quel punto i leghisti Alessandra Cappellari e Massimo Zera, Alberto Grandi di Comunità e territori e lo stesso de Marchi sono usciti dall’aula per protesta. Le opposizioni che sono rimaste, Forza Italia, bulbarelliani e Cinque Stelle non hanno mancato di sottolineare la «mancanza di democrazia da parte della maggioranza». Ripristinato l’ordine in aula, il sindaco ha preso la parola.

Completo scuro, cravatta grigia sulla camicia bianca, Palazzi ha chiarito il motivo del suo silenzio in questi giorni convulsi: «Ho scelto di non parlare sia per lo shock e il dolore che questa vicenda mi sta provocando sia per rispetto del lavoro della magistratura e di questa aula». Che lo ascolta in silenzio: «Ho pensato molto, in questi giorni che per me sono stati lunghissimi, se dimettermi o no». Confessa di esserci andato vicino a mollare tutto, ma alla fine «ho scelto di non farlo per un unico motivo: so di essere innocente, di essere una persona e un sindaco onesto e di esserlo sempre stato in questi due anni mezzo».

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Non si nasconde che andare avanti con quel fardello dell’accusa sarà «doloroso e faticoso anche per chi mi sta vicino, ma voglio che la mia innocenza venga anche certificata». Ripensa ai due anni e mezzo trascorsi alla guida della città, «alle tante partite gravi che siamo riusciti a gestire. So di aver provocato sofferenza nelle persone che mi stanno vicino e che non riguarda questa aula e con cui dovrò fare i conti - è l’unico accenno ad una vicenda che sta sconvolgendo anche la sua sfera privata -. Ma so che non ho favorito né ostacolato qualcuno secondo i miei interessi personali».

È certo che «pian piano riprenderò a pieno ritmo la mia funzione di sindaco, aiutato da una squadra straordinaria. Alle energie che servono da sindaco dovrò aggiungerne altre per difendermi e dimostrare la mia innocenza». E annuncia una «scelta dolorosa»: quella di sostituire, nel suo collegio di difesa, l’avvocato Paolo Gianolio: «È presidente della Fondazione università di Mantova (di cui il Comune è socio, ndr.) e non voglio offrire occasioni di strumentalizzazioni». Al termine dell’intervento Palazzi ha poi raggiunto il suo ufficio dove è rimasto per un po’ prima di tornare in aula.

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