Amanti di Valdaro: il museo svela il nuovo allestimento
Domani, giovedì 7 dicembre, inaugurazione della sezione dedicata ai riti funerari nella preistoria. Ingresso gratuito per tutta la città
di Cristina del Piano
MANTOVA. L’archeologo scavando non porta alla luce oggetti, ma esseri umani. La frase di sir Mortimer Wheeler troneggia ora sopra l'abbraccio che ha commosso il mondo. Quasi a ricordare che gli Amanti di Valdaro, gli scheletri del Neolitico rinvenuti nel 2007 nel territorio di San Giorgio, non sono reperti ma nostri antenati. All’epoca della scoperta la loro straordinaria posizione riemersa dalla terra conquistò i media: lui e lei rannicchiati su un fianco gli occhi l’uno nell’altra. Quasi il simbolo di un amore eterno. E ora il Museo Archeologico dedica a questa coppia, unita da seimila anni, un nuovo spazio tematico e definitivo.
Amanti di Valdaro. La direttrice: "Focus straordinario"
Nuovo allestimento per gli amanti di Valdaro
Domani, giovedì 7 dicembre, alle 17 (ingresso gratuito) la città è invitata all’inaugurazione di questa sezione allestita al primo piano e dedicata ai riti funerari della preistoria nel territorio mantovano. Il pubblico potrà vedere inoltre tutti gli arredi funerari neolitici e i calchi delle sepolture note come lo “Sciamano” e il “Cacciatore e il cane”. Un ulteriore traguardo, dunque, per la fruibilità del museo dopo l’apertura di Mantua: una città romana, sezione permanente al piano terra aperta nel settembre dello scorso anno con oltre un centinaio di reperti archeologici che raccontano l'origine e lo sviluppo di Mantova dall'epoca di Augusto e Virgilio alla città paleocristiana e altomedievale. In questi giorni si sono concluse le operazioni dei delicatissimi spostamenti dei reperti tra impalcature e tecnici al lavoro.
«È questa la seconda tappa nel processo di riallestimento dell’intero sito museale» conferma Stefano L’Occaso, direttore del Polo Lombardo per il quale il rilancio dell’Archeologico è stato da sempre uno degli obiettivi dichiarati. «E si concentra sostanzialmente sulle necropoli di epoca neolitica e sulla famosa sepoltura bisoma conosciuta in tutto il mondo - aggiunge - Fino a pochi giorni fa gli Amanti erano al piano terra insieme a una sorta di “greatest hits” delle collezioni del museo. Ovvero materiale di epoca celtica, romana e medievale. Adesso invece i visitatori salendo le scale si troveranno in questo nuovo spazio di forte impatto che abbiamo studiato, con luci e accorgimenti specifici, per restituire il senso di una sepoltura ipogea (costruzione sotterranea ndr), e offrire dunque l’aspetto necropolare del contesto di ritrovamento».
E raggiungendo il primo piano la sensazione è proprio quella di un viaggio nella storia. Al centro gli Amanti nella teca, circondati da un arredo sobrio che crea un focus sul reperto isolandolo in qualche modo dal resto per sottolinearne l’eccezionalità. Nelle vetrine, come si diceva, saranno esposti i corredi funerari. Dopo anni d’attesa per il museo questo è un ulteriore passo avanti (l’edificio era stato donato dal Comune allo Stato nel 1978 e aperto nel 1998 in una parte limitata su tre piani di possibile estensione).
«L’allestimento costerà circa ottantamila euro - aggiunge L’Occaso - e questo risultato è stato ottenuto grazie al contributo della Fondazione Bam che ci ha erogato sessantamila euro. Un progetto con costi sostanzialemte contenuti se consideriamo che l’allestimento è permanente. E con un’economia di risorse, grazie al massiccio impiego di forze e professionalità interne al Polo Museale e con la piena collaborazione anche della Sovrintendenza per Mantova, Cremona e Lodi».
Il museo è pronto ora ad offrire anche stimoli per la didattica: nuovi pannelli informativi e una saletta multimediale per rivivere il ritrovamento dei reperti a Valdaro. «Ora in vista c’è la conclusione del primo piano con il resto della sezione preistorica e protostorica - conclude L’Occaso - e, infine, il completamento della sezione romana con la ricostruzione del monumento di tipo sarsinate, un’edicola funeraria di epoca augustea che in origine era alta circa 11 metri. I pezzi sono stati restaurati e il progetto è a firma di Massimo Ferrari, docente del Politecnico di Milano con il quale stiamo lavorando per questa terza tappa dell’allestimento che credo sarà la più monumentale e coraggiosa. Entro maggio del prossimo anno credo che riusciremo ad inaugurarlo». Grandi sforzi ripagati anche dall’aumento di ingressi.
«È vero, e il costo dei biglietti è rimasto invariato - conclude L’Occaso - nel 2015 i visitatori erano stati quasi 5mila mentre quest’anno abbiamo superato i 15mila. Le prospettive sono ottime, chissà, magari riusciremo a raddoppiare questi numeri».
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