«I dipendenti come camerieri». Un’altra tegola per Palazzi
L’esposto: i messi mandati a far spese per la giunta. La procura apre un fascicolo per peculato. Interrogatori in corso ma per ora non ci sono indagati. La denuncia è di tre consiglieri di Fi, M5S e Lega
di Sandro Mortari
MANTOVA. Non c’è pace per il sindaco Mattia Palazzi, indagato dalla procura di Mantova per tentata concussione continuata a luci rosse. Dopo l’esposto del consigliere comunale di Forza Italia Giuliano Longfils che ha dato il via all’inchiesta, eccone un altro che coinvolge il primo cittadino e il suo assessore alla rigenerazione urbana Lorenza Baroncelli e su cui già da tempo è concentrata l’attenzione degli investigatori.
[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Veleni in via Roma. Sono in arrivo altre due denunce]]
Ai due amministratori viene contestato l’utilizzo improprio del personale del Comune, impiegato per commissioni al di fuori delle loro mansioni d’ufficio come fare la spesa o portare i caffè. A firmarlo, questa volta, sono in tre: a Longfils si sono aggiunti i colleghi Michele Annaloro, capogruppo dei Cinque Stelle e Massimo Zera, consigliere della Lega.
[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Ecco l’esposto che inguaia Palazzi. Pressing al telefono già dall’alba]]
IL FASCICOLO. Va precisato subito che né il sindaco e nemmeno l’assessore sono indagati; la procura per ora si è limitata ad aprire un fascicolo con il peculato come ipotesi di reato. Già diversi dipendenti comunali sono stati sentiti nei mesi scorsi dagli investigatori il cui lavoro, negli ultimi tempi, si è intensificato con altro personale di stanza nel municipio di via Roma chiamato a rispondere alle loro domande.
I CAMERIERI. Insomma, la corsa verso l’accertamento di quanto segnalato dai tre consiglieri ultimamente ha avuto una accelerazione improvvisa. Anche se le accuse sono tutte da verificare, questa è indubbiamente un’altra tegola che si abbatte sul sindaco Palazzi dopo quella delle foto hot che, con insistenza, ha inviato alla vicepresidente di un’associazione culturale pare per chiederle favori sessuali (in cambio non l’avrebbe ostacolata nella sua attività). Questa volta nella vicenda emergono anche delle registrazioni che i tre consiglieri hanno allegato alla loro denuncia, quasi un’attività di dossieraggio che tira in ballo colleghi, assessori e dipendenti comunali.
LA BRESAOLA. L’esposto porta la data del 21 luglio scorso. In quei giorni di un’estate rovente Longfils, Annaloro e Zera si presentano al comando provinciale dei carabinieri di via Chiassi con il loro esposto che punta il dito contro Palazzi e la sua presunta abitudine di utilizzare i dipendenti del Comune come camerieri personali.
Nelle poche pagine consegnate ai militari e girate subito dopo alla procura, vengono ricostruiti alcuni episodi ritenuti significativi dai tre consiglieri. Il primo tira in ballo un messo comunale che durante l’orario di servizio veniva mandato dal sindaco in salumerie e supermercati del centro, lungo l’asse via Calvi-via Orefici-via Giustiziati, a comprare bresaola. Il povero messo, che non poteva di certo opporsi all’ordine del suo «principale», nel caso effettivamente le cose siano andate così come le descrivono gli accusatori, si metteva in fila nei negozi per aspettare il suo turno.
Non passava di certo inosservato visto che indossava la divisa blu di servizio, tanto da essere notato anche da altri consiglieri comunali oltre che da Longfils, Annaloro e Zera. Tanto più che, ingenuamente, diceva in pubblico che quella bresaola era per il sindaco. Il secondo episodio riguarda sempre lo stesso messo, stavolta nella veste di cameriere. Su ordine degli amministratori, era solito andare nei bar vicini al Comune a prendere caffè, cappuccini e brioche da portare poi al sindaco, al piano nobile del municipio, e ad altri assessori che hanno l’ufficio al secondo piano. E c’è anche un messo donna usata da Palazzi, secondo la denuncia, sempre nelle ore d’ufficio, questa volta per acquistare in negozi del centro della frutta.
LE REGISTRAZIONI. Le voci nei corridoi di via Roma corrono più veloci degli ordini e così le performance di quei messi-camerieri arrivano all’orecchio dei tre consiglieri comunali. Che subito si premurano di chiederne conto ai diretti interessati. I messi confermano e i consiglieri registrano. Dalle ammissioni emerge anche l’insoddisfazione del sindaco per come avevano eseguito i suoi ordini o le pretese di un assessore. Palazzi, per esempio, si lamenta con il messo per la qualità delle prugne acquistate: sarebbero ancora troppo acerbe e a lui piacciono più mature. Anche l’assessore Baroncelli si farebbe servire dai messi.
I PASTICCINI. Secondo l’esposto sarebbe golosa di un determinato tipo di pasticcini (i cosiddetti occhio di bue, due dischi di pasta frolla dentellati sormontati e farciti con marmellata o cioccolato). Il messo deve cercare quei dolcetti, girando bar e pasticcerie del centro, e stare attento a non tornare con dolci che non siano quelli preferiti.
Un giorno, però, il messo donna viene trasferito da via Roma a palazzo Soardi: c’è un nesso con la vicenda delle prugne e dei dolci? I tre consiglieri chiedono ai carabinieri di verificarlo e, soprattutto, di capire se il trasferimento è dovuto all’indagine aperta che, nel frattempo, sarebbe venuta a conoscenza degli amministratori.
Cambiano i protagonisti ma l’andazzo in municipio pare essere sempre quello; infatti, l’altra messo donna che ha sostituto la collega sarebbe stata utilizzata allo stesso modo: anch’ella, ad un certo momento della giornata, doveva lasciare le sue incombenze quotidiane per portare agli amministratori, impegnati in estenuanti riunioni o alle prese con complicate decisioni, generi di conforto acquistati in bar e market del centro.
I commenti dei lettori