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«Errore nel privato. Ma come sindaco io rifarei ogni cosa»

Palazzi decide di parlare delle due inchieste che lo riguardano: «Vogliono farmi fuori, ma io resto qui. E nessun peculato»

6 minuti di lettura

MANTOVA. due settimane e mezza dalla tempesta giudiziaria che ha travolto il municipio e all’indomani della notizia di una seconda indagine in corso, Mattia Palazzi accetta di affrontare il tema con un’intervista alla Gazzetta. La sua visione della vicenda è netta: si tratta di questioni private nel caso della tentata concussione e di accuse destinate a sgonfiarsi sul peculato.

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Aveva descritto alla Gazzetta una conoscenza superficiale della vicepresidente. Poi però sono spuntate centinaia di messaggi e foto intime. Perché non ha ritenuto di dire dall’inizio la verità?

Non concordo con la sua affermazione. Ho detto la verità. Ho affermato, alla presenza dell’avvocato Gianolio, di non averla incontrata se non in Comune con persone e in occasioni pubbliche e di averci messaggiato. Il rapporto, se così si può chiamare, con questa persona non ha nulla a che vedere con l’attività di sindaco e mi pare normale che si cerchi anche di difendere la vita privata, propria e delle persone coinvolte. A questo criterio mi sono attenuto. Del resto penso di avere anch’io dei diritti, tra cui il rispetto della mia vita privata e delle regole che governano il segreto istruttorio; regole volte a tutelare la regolarità del procedimento ma anche, in una fase preliminare, l’integrità e onorabilità delle persone.

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Nel mio caso mi sembra si sia andati molto oltre. Siamo di fronte, invece, ad un’azione politica bieca di Forza Italia e grillini che mirano a farmi fuori senza passare dalle urne. Vogliono che mi dimetta ma non l’avranno vinta. I cittadini sono contenti di noi e quindi ci provano con bassezze come queste o il fantomatico peculato. Per mandarmi a casa devono vincere le elezioni.

La sua vicenda, al netto delle ipotesi di reato, corre sul crinale tra pubblico e privato. Lei in consiglio comunale ha affermato che i messaggi al centro dell’indagine riguardano la sua sfera privata. In che senso pensa che il suo ruolo pubblico non entri in gioco nei suoi rapporti con la rappresentante di un’associazione con la quale il Comune ha rapporti? Può un amministratore intrattenere rapporti personali di quel tipo e poi non vederne i rapporti istituzionali influenzati?

Le chiedo: può un personaggio pubblico, non commettendo reati, avere una vita privata? Perché il tema sta qui. Per quanto riguarda questa persona, non solo era un rapporto paritario, seppur in un gioco, come i messaggi dimostrano, ma oltretutto nato da prima che costituisse l’associazione e le carte accertano che io non ho inciso in nulla, né in positivo né in negativo, sui rapporti tra associazione e Comune.

Tra l’altro il famoso contributo era richiesto alla pubblica istruzione, che non rappresento io. I contributi vengono assegnati con determina dei dirigenti. Il sindaco ha un ruolo di indirizzo, ma la scelta finale di merito, con il vaglio formale dei dirigenti, spetta ai singoli assessori. Chiedete loro se ho mai cercato di influenzarne le scelte. Vi risponderanno di no, perché conosco bene i miei comportamenti anche con i più stretti collaboratori.

 

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L’invio di messaggi e immagini intimi ha creato un danno al Comune e l’ha resa ricattabile: circostanze significative per un sindaco. Insomma, si rimprovera qualcosa, come rappresentante delle istituzioni?

Fermo restando che ritengo di avere diritto ad una vita privata, io non sono affatto ricattabile. E mi fa piacere che tanta solidarietà l’ho ricevuta da donne, in primis che lavorano con me in Comune, che sanno che non ho mai mancato di rispetto. Sulla ricattabilità se fosse come dice lei, ciascuno di noi, che rivesta o meno un ruolo pubblico, sarebbe ricattabile da chiunque, per ciò che ha detto, inviato, scritto o non ha detto e scritto, per i suoi rapporti affettivi o di amicizia, anche in contesti di gioco o scherzo. Se a ciascuno di noi venisse squadernato il telefonino in piazza, tutti o quasi avremmo qualche motivo di imbarazzo, senza che ciò configuri reato. Se le conversazioni personali dei cittadini non sono protette non viviamo in uno Stato libero. Il privato è privato, non si tocca.

È un danno di immagine a me, non al Comune e alle decisioni che come sindaco ho preso, con giunta e dirigenti, decisioni verificabili da chiunque. Mi rimprovero di essermi fidato di una persona che ad un certo punto, e solo ad un certo punto, ha deciso di riportare, non so perché, in che modo e con quale veridicità, fatti privati ad altre persone, per poi arrivare, non casualmente, ad oppositori politici. La cronologia delle nostre conversazioni dimostra quanto affermo.

Lei stessa onestamente ha dichiarato ai giornali: “Io non ho mai mosso nulla contro Palazzi. Anzi, le dico di più: se emergeranno falsità sul suo conto lo difenderò». Io ho sbagliato nel privato e so di aver causato sofferenza a chi mi è vicino e di questo sono responsabile. Sul piano personale questa vicenda mi farà uscire migliore, ma come sindaco rivendico tutto il lavoro fatto, onestamente, per la città.

La vicenda giudiziaria rischia di trascinarsi per un lungo periodo: teme che questo possa penalizzare la sua attività di sindaco?

No, ci metterò il doppio delle energie. Lavoro 14 ore al giorno, ho fatto 15 giorni di ferie da inizio mandato. Abbiamo fatto tanto e faremo ancora tantissimo. Mantova prima era impantanata da una giunta senza idee, concentrata a insultarsi al suo interno. Non a caso le persone che avevano voglia di fare sono state cacciate o si sono dimesse, come De Pietri, Benedini, Tommasini, o non si sono ricandidate con Forza Italia, come Irpo, che è persona seria. E sa perché? Perché il capo in Forza Italia era ed è Longfils, noto per ciò che ha distrutto non avendo mai creato nulla. Vive di odio personale. Io non vivo di odio, non appartengo a nessuna loggia segreta, io non sono un massone. Io lavoro per la città.

La procura ha chiesto copia di tutte le pratiche per contributi alle associazioni. Ha un’idea del perché? Può affermare che tutto è stato gestito con trasparenza, rispettando le regole e senza mescolare pubblico e privato?

Sono pubblici e pubblicati. Tutti i contributi sono concessi con determina dirigenziale in base ad un regolamento pubblico. Sono tranquillissimo e contento di aver sostenuto progetti importanti per la città. Nel limite delle risorse, continueremo a farlo.

Teme ripercussioni sulla sua credibilità di sindaco?

Questo dipenderà anche da voi. Se parlerete di ciò che ho fatto e farò come sindaco, non temo nessuna ripercussione. Se invece riterrete più interessante valutare la mia vita privata, aggiungerò un’ora in più al giorno per andare a parlare di persona con ciascun mantovano, sulle cose da fare, non sulla mia vita privata.

Qualcuno vuole trasformarmi in un obiettivo politico? Vengano lor signori a vedere come abbiamo trasformato Mantova in due anni e mezzo, dopo cinque anni di grigia gestione del centrodestra. Guardino i progetti, la voglia di nuovo, la cultura, le opere fatte. Mantova non si farà impaludare in strumentalizzazioni da campagna elettorale nazionale che offendono ogni cittadino mantovano.

Ha parlato della vicenda con Matteo Renzi? Che cosa le ha detto il segretario?

Sì, ci siamo sentiti. Mi è umanamente vicino e si è preoccupato di come stanno le persone che mi sono accanto, a partire dalla mia famiglia. Sa che sono un sindaco onesto che ama la sua città. Quando era premier gli ho rotto parecchio le scatole per Mantova. Mi dispiace che alcuni usino me per colpire lui. Alla fine di questa vicenda ristabiliremo la verità, anche con i legali.

In un messaggio a lei indirizzato la vicepresidente parla di un incarico che le era stato offerto in una partecipata di Tea in cambio di “diventare la bambolina” di un amministratore. Qual è stata la sua reazione quando ha letto quelle parole?

Non giudico messaggi dei quali non conosco la veridicità dei contenuti. L’amministratore cui ci si riferisce non sono io e non fa parte della mia amministrazione.

Sui social network ha ricevuto molti attestati di stima dai suoi sostenitori. Chi le è vicino ci dice che questo ha inciso molto nella sua decisione di rimanere in carica.

Ho deciso di rimanere perché sono innocente dall’accusa che mi è mossa e sono grato dei tantissimi attestati di fiducia e stima dei cittadini. Io credo semplicemente che i mantovani mi abbiano conosciuto, direttamente o indirettamente, per l’entusiasmo e per le cose realizzate, che dimostrano amore per la città. Mi ha fatto piacere ricevere la stima sia da Gori che da Maroni.

Avevo pensato di dimettermi, perché ho vissuto e vivo come un’ingiustizia questa vicenda. È umano soffrirne e io sono umano. Ma sono orgoglioso di aver chiesto a tanti volti nuovi, della giunta e maggioranza, di impegnarsi per Mantova e sarei un egoista a non proteggere e difendere questa esperienza.

In un suo post su Facebook ha attribuito la responsabilità di quello che è accaduto a Longfils, in quanto autore della denuncia. Il consigliere ha colto l’occasione per metterla in difficoltà, ma a formulare un’ipotesi di reato – decidendo di approfondire questo esposto dopo averne trascurati molti altri – è la procura. L’impressione è che, dal suo punto di vista, le faccia mediaticamente comodo lasciare in secondo piano carabinieri e procura.

Longfils ha fatto di tutto in questi due anni e mezzo per distruggermi. Lui e i suoi collaboratori, i cinquestelle, hanno persino provato a bloccare i 9 milioni che il governo ci ha assegnato per il cantiere del Podestà. A lui della città non interessa nulla, gli basta gettare fango e in questo caso non si è nemmeno curato che così ha gettato fango anche su una madre sola con una figlia. Una persona così è un danno per la città, cosa che riservatamente dicono anche tanti dei suoi, ma lo sopportano, perché in politica uno che sparge veleno fa sempre comodo.

La procura e i carabinieri fanno il loro lavoro, che io rispetterò sempre. Servirà il tempo che servirà, ma alla fine la mia innocenza sarà dimostrata.

C’è qualcosa che non rifarebbe?

Rifarei tutto quello che ho fatto come sindaco. Sul piano privato l’unico giudice è la mia coscienza.

Lei ha mai mandato il messaggio “Sai che un’associazione a volte non va avanti senza il mio consenso! Cerca di attenerti alle regole!!”?

Guardi, come ho detto alla procura io non ricordo di averlo formulato così e men che meno in quel contesto. Posso però dire che conservo risposte inviate a rappresentanti di associazioni, ad esempio, riferite ad alcuni mercatini, nei quali scrivo “rispetta le regole”, cioè il regolamento che fissa un limite di giorni espositivi.

Ne ho altri dove scrivo “confrontati con gli uffici e il settore competente, non con me”. Le regole sono quelle del Comune. Io non so nemmeno a quali associazioni gli assessori, con i loro settori, destinano contributi per progetti.

La Procura sta indagando anche per un presunto caso di peculato: dipendenti pubblici mandati a fare piccole spese per lei. Cosa ne dice?

Non mi risulta ed escludo di essere incorso in ipotesi di peculato, anche perché quando chiedo alla mia segreteria, quando ci sono ospiti o riunioni di lavoro, un caffè o altro, pago di tasca mia o si fa la colletta con la giunta. Come sanno bene anche i baristi che quasi ogni giorno mi portano su un panino o un caffè. (ga.des)
 

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