Il boom dei similari fa calare i prezzi: il Padano si difende
Il direttore del Consorzio di tutela: «Nati per confondersi con Grana e Reggiano». E a risentirne sono le vendite dei Dop. Aut aut ai produttori misti
MANTOVA. Il Grana Padano scende in battaglia. Il “nemico” sono i formaggi similari detti anche “bianchi”, che minacciano le sue quote di mercato sfruttando le armi «del prezzo e della confusione», per dirla con le parole del direttore del Consorzio di tutela Stefano Berni. Quello che sta accadendo è che in un anno i formaggi duri vaccini similari hanno superato le 1.150.000 forme, con una crescita del 5%. Un appeal diverso verso il consumatore lo hanno soprattutto i similari prodotti con latte italiano, di qualità accettabile e con un prezzo più basso anche grazie al fatto che non si deve sottostare ad un disciplinare Dop per produrli.
Oggi il prezzo medio di vendita al consumo di Grana Padano è di 12€/kg, quello del Parmigiano Reggiano è di 16,90€/kg mentre i similari sono a 10€/kg. Rispetto a luglio, sono scesi sia il prezzo all’ingrosso dei similari (-6%) che del Padano (-9%). In lieve aumento invece il Reggiano. Un inseguimento al ribasso evidente sul prezzo, conseguenza che il Consorzio è deciso a combattere: «È fuori da qualsiasi ragionevole dubbio che tutti i formaggi bianchi sono nati per confondersi con il Grana Padano e con il Parmigiano Reggiano, producendo fuori Italia o in Italia anche con latte estero – spiega in una lettera alla Gazzetta Berni - ed in parte ci sono riusciti perché oltre il 50% degli acquisti di similare avvengono “per confusione” come certificato nel 2012 dallo staff del professor Rubino dell’Università del Piemonte Orientale e ancor più dettagliatamente confermato un mese fa dal professor Fornari dell’Università Cattolica di Piacenza, sfruttando un prezzo di vendita più conveniente. Questi similari sottraggono consumi al Grana Padano che, risentendone nel prezzo all’ingrosso, sottrae consumi al Parmigiano Reggiano. Il Consorzio Grana Padano ha deciso di reagire energicamente contro questa nuova minaccia con numerosi strumenti finalizzati a marcare le sostanziali e vistose diversità».
Particolare attenzione è quella nei confronti di quei produttori che commercializzano sia Padano che similari: «Il Consorzio adotterà maggior rigore nei confronti dei commercializzatori misti, in modo da ridurre sensibilmente la voluta confusione. E sottolineo voluta. Ciò affinché il Grana Padano funga il meno possibile da traino per i “similaristi” perché anche questo è fuori da ogni ragionevole dubbio che il similare si è diffuso e si diffonde non perché chiesto a gran voce dalla distribuzione organizzata e dai consumatori, ma per convenienza commerciale».
Contro i “misti” si scaglia anche Renato Zaghini, presidente del Caseificio Europeo, 100.000 forme prodotte l’anno: «Facciamo parte di un sistema ed è doveroso difenderlo, è scorretto che qualcuno che sta al suo interno ne sia contemporaneamente anche un concorrente. Chi vuole produrre il bianco faccia una scelta, decisa, ponendo fine a questa anomalia, soprattutto quando proviene da chi siede nel Consiglio del Consorzio». Una strada scelta dalla cooperativa San Pietro, circa 54.000 forme l’anno: «Per poco tempo un’azienda che collabora con noi ha prodotto un prodotto alternativo, ma è stata una sperimentazione ora conclusa. Solo alzando la qualità troveremo la risposta del consumatore».(Davide Dalai)
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