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Caso Palazzi in aula. «Il Comune chieda i danni alla Nizzoli»

Irpo alla giunta: «Risarcimento per l’immagine lesa». Palazzi ottiene il dissequestro di telefono, tablet e pc

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MANTOVA. Il caso giudiziario che vede protagonista Mattia Palazzi finisce in consiglio comunale. A chiederlo è un esponente dell’opposizione, ma non per andare all’attacco del sindaco, bensì per spingere la giunta a chiedere i danni a Elisa Nizzoli, la 38enne vicepresidente dell’associazione Mantua Me Genuit che ha ammesso di aver modificato i messaggi ricevuti da Palazzi prima di inviarli all’amica Cinzia Goldoni.

A prendere l’iniziativa è Roberto Irpo (del gruppo civico che nel 2015 sostenne Paola Bulbarelli), uno degli esponenti delle minoranze che il sindaco in passato aveva indicato come esempio di un’opposizione responsabile. La tesi dell’ex assessore della giunta Sodano è che il Comune dovrebbe battere cassa per il danno di immagine subito.

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Così Irpo depositato una raccomandazione in via Roma, nella quale « esprime solidarietà al sindaco per quanto avvenuto e lo sollecita e raccomanda, non appena saranno chiari i contorni della vicenda, a tutelare in ogni sede giudiziaria, penale e civile, l’immagine del Comune di Mantova, gravemente lesa, unitamente alla sua persona, dal comportamento della signora Elisa Nizzoli. Tanto più - conclude Irpo - che il danno all’immagine del Comune è stato indiscutibilmente amplificato dalla risonanza mediatica locale e nazionale dell’intera vicenda».

La stessa giunta Palazzi, in una vicenda molto diversa ma simile per l’eco nazionale, aveva costituito il Comune parte civile nel processo contro l’ex sindaco Sodano.

Intanto ieri il tribunale del Riesame ha accolto la domanda di dissequestro di telefono, tablet e computer di Palazzi avanzata nelle scorse settimane dai legali Giacomo Lunghini e Silvia Salvato. Il sindaco potrà dunque riaverli: «Siamo felici che il giudice abbia accolto la nostra richiesta – commenta Lunghini – ma tengo a ribadire che non è una vittoria contro la procura. Sono stati riconosciuti i diritti dell’indagato. Il sindaco, e noi legali per lui, siamo a disposizione della procura affinché le indagini siamo complete e possano accertare la verità. È, del resto, la posizione che il sindaco ha avuto fin dal primo momento».

Gli avvocati avevano chiesto il dissequestro anche delle copie delle memorie degli strumenti informatici sequestrati. Resta ora da capire se tali memorie saranno utilizzabili dalla procura nel filone che vede Palazzi indagato per abuso d’ufficio per la gestione dei fondi alle associazioni: «Non è un tema per noi particolarmente rilevante, perché ribadiamo la nostra posizione di assoluta trasparenza: se la procura ne avrà bisogno, non avremo problemi a fornire noi stessi il materiale necessario» ribadisce Lunghini.
 

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