La difesa di Belfanti: «È un complotto»
Il re dei ristoranti ancora a processo per due reati: false generalità e firma falsa
MANTOVA. Piervittorio Belfanti è tornato ieri mattina sul banco degli imputati per rispondere di due distinti reati. Il primo riguarda le false generalità che ha fornito ai carabinieri nel corso di un controllo (si è sostituito al fratello Pierfrancesco), il secondo si riferisce invece a una falsa firma apposta davanti ai finanzieri. L’udienza, riguardante il primo reato, ha in qualche modo chiarito la strategia della difesa: dimostrare che nei confronti di Belfanti c’è stata una sorta di “complotto”.
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E che il controllo dei militari di quel giorno non è stato casuale. Tre giorni dopo, a integrazione di quella denuncia afferma la difesa - sono state disposte le misure cautelari. Quando i carabinieri lo fermano non ha documenti. Belfanti dice di chiamarsi Pierfrancesco, il fratello e che abita a Lazise. Ma gli sfugge anche la parola Marmirolo. Il maresciallo fa un controllo con il comandante di quella stazione e scopre la verità. La difesa ha trovato molto strano che il carabiniere, in servizio a Mantova da dieci anni, non abbia riconosciuto Belfanti, dal momento che il re dei ristoranti nelle settimane precedenti era apparso più volte sui giornali. (gol)
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