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Volantinaggio anti-Dara. Veleni sull’uomo di Salvini

Manifesti a Castiglione contro l’aspirante deputato: «Ha condanne e denunce». Lui: «Solo una guida in stato di ebbrezza, il resto è falso: vado dai carabinieri»

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CASTIGLIONE. I veleni cominciano ad inquinare la campagna elettorale del centrodestra quando addirittura ancora mancano liste e candidati.

A Castiglione delle Stiviere ieri sono apparsi dei volantini anonimi che hanno tappezzato il grosso centro dell’Alto Mantovano; veri e propri strali lanciati all’indirizzo del vicesindaco nonchè esponente di spicco della Lega salviniana, Andrea Dara. Il quale si dice abbia grosse chance di correre per il centrodestra nel collegio di Mantova per la Camera. In quei manifesti si faceva cenno a condanne e a denunce che lo stesso Dara avrebbe collezionato negli ultimi anni.

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«Tutto falso» afferma il leghista che, appena ne è venuto a conoscenza, si è rivolto ai carabinieri per sporgere denuncia per diffamazione contro ignoti (per ora). «Ho appena avuto il certificato penale e quello dei carichi pendenti per una mia eventuale candidatura alle prossime elezioni - dice Dara contattato telefonicamente - e nulla di quello che è riportato nel volantino compare».

Va più nel dettaglio l’avvocato Daniele Delaini a cui il vicesindaco si è affidato per tutelarsi: «I certificati - spiega - risalgono al 12 gennaio 2018 - e l’unica cosa che c’è in quello penale del casellario giudiziario è una condanna della Corte d’appello di Brescia esclusivamente per guida in stato di ebbrezza, articolo 186, risalente al 2008, per un fatto accaduto nel 2004. Una cosa che può capitare a tutti e che Dara non vuole certo nascondere. Tutto il resto è falso. Per quanto riguarda i carichi pendenti, dall’apposito certificato non risulta alcun procedimento penale. Per adesso abbiamo sporto denuncia per diffamazione, poi si vedrà se possono essere ipotizzati altri tipi di reato». I volantini sono comparsi accanto ad un bancomat e persino in piazza Dallò, il cuore di Castiglione, sotto i portici, affissi in due bacheche utilizzate dai partiti per le loro comunicazioni. Anche un tronco d’albero è stato trasformato in una vetrina.

Seppur anonimi, quei volantini sembrano avere una matrice politica chiara: bloccare la candidatura al parlamento o in Regione di Dara. Al momento, però, non è possibile attribuirne la paternità. È frutto di qualche simpatizzante del centrosinistra? Oppure centra la Lega e la faida da tempo in corso tra i sostenitori del vicesindaco, allineato con la segreteria federale di Salvini, e l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Fava? Di certo, l’esclusione di quest’ultimo da qualsiasi candidatura per volontà dei vertici mantovani del Carroccio che hanno trovato una sponda sicura nello stesso Salvini, ha riaperto vecchie ferite che risalgono al luglio 2013 quando lo stesso Dara, candidato alla segreteria provinciale, fu sconfitto da Pasetti sostenuto da Fava. Con contorno di denunce per brogli e di riappacificazioni a cui seguirono gli strappi di due commissariamenti. Nell’aprile scorso sembrava profilarsi il congresso della definitiva ricomposizione tra le due anime con l’elezione a segretario provinciale del candidato unico Carra. Il recente siluramento di Fava, che nella segreteria federale rappresenta la minoranza antisalviniana, ha rotto il fragile equilibrio. Potrebbe, dunque, inserirsi in questo clima fratricida la vicenda dei volantini. (Sa.Mor.)
 

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