Tour di undici giorni: da Mantova alla Sicilia in autostop
Da Mantova a Capo Passero in 11 giorni, in autostop e senza smartphone. Francesco Zani, mantovano 35enne, ha affrontato il viaggio verso sud alla scoperta di luoghi e persone
Davide DalaiMANTOVA. Da Mantova a Capo Passero (Sicilia) in 11 giorni, in autostop e senza smartphone. Francesco Zani, mantovano 35enne, ha affrontato il viaggio verso sud alla scoperta di luoghi, persone e punti di vista diversi, scegliendo di valorizzare la componente che solitamente è necessario percorrere nel minor tempo possibile: la strada.
Scarpe comode ai piedi e bagaglio ridotto all’essenziale, Zani è partito il 14 novembre da Montata Carra seguendo l’Ostigliese e percorrendo solo le strade statali e secondarie, chiedendo e ricevendo passaggi da sconosciuti (alla fine ne conta 17, italiani e stranieri) che l’hanno accompagnato per tragitti più o meno brevi, per pochi minuti o decine di chilometri.
Ferrara, Ravenna, Rimini, Chieti, Napoli, Amalfi, Salerno, il Cilento, Maratea, Tropea, Pizzo Calabro, la piana di Rosarno, Reggio Calabria le tappe del viaggio lungo la penisola, poi l’attraversamento dello stretto grazie all’aiuto dei pescatori, per proseguire con i passaggi in auto a Messina, Catania, Augusta, Siracusa e giù fino a Capo Passero: «Dove il 25 novembre ho fatto il bagno». Al contrario di quello che ci si può aspettare, gli automobilisti si fermavano e lo raccoglievano piuttosto velocemente: «A parte una domenica a Palinuro in cui c’erano veramente poche macchine in giro e ho aspettato più di due ore, i tempi di attesa sono sicuramente minori di qualsiasi altro mezzo pubblico».
Quello che rimane è la sensazione di aver recuperato una dimensione più personale e soggettiva del tempo e dello spazio, senza il filtro dello smartphone: «Nei viaggi precedenti mi sono accorto che il dialogo maggiore ce l’avevo ogni anno di più con il mio smartphone. Anche quando si è turisti in vacanza e non si hanno impegni lavorativi, la maggior parte del tempo la spendiamo curvi sul telefono. Anche perché Google ne sa molto di più di chiunque altro sul posto che stiamo visitando, sulla storia o la natura che ci circonda, sui locali migliori, non sbaglia un orario o una strada, e tutto questo ci infonde tanta sicurezza, ci dà l’impressione di non perdere tempo, di avere tante scelte e le risposte migliori e sicure».
«Questo viaggio mi ha lasciato l’impressione che per certi aspetti la vita assomigli a un viaggio in autostop. Lungo la strada incontri persone che non conoscevi, che ti accompagnano per un tratto che non sai dove e quando finirà e soprattutto come sarà. Pertanto che ti programmi, che scegli il posto giusto, che ti impegni non sai mai veramente, quali sono le persone con cui farai più strada o quelle con cui starai meglio. Mi sono portato a casa la serenità di voler vivere una vita senza troppa paura del futuro in cui tutto deve essere sicuro, programmato e filtrato dai media o anticipato da internet».
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