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Alli respinge i malumori. «Treni e porto le priorità»

L’ex formigoniano corre al Senato per il centrosinistra: «Destra ormai lepenista». E sul suo passato: «Costruimmo una sanità eccellente, ora sistema da adeguare»

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MANTOVA. «Io sono stato coerente e, dopo 5 anni di collaborazione con il centrosinistra e il governo, non ho mai pensato di tornare indietro per puntare ad una poltrona sicura. Ho lasciato il centrodestra, con cui ero stato eletto alla Camera nel 2013, per il suo spostamento su posizioni salviniane e lepeniste». Così Paolo Alli, legnanese, 68 anni in luglio e candidato per Civica popolare al Senato nel collegio uninominale di Mantova, risponde a chi non digerisce che a rappresentare il centrosinistra sia l’ex braccio destro di Formigoni in Regione.

Con l’ex governatore è stato rinviato a giudizio nell’inchiesta sulla sanità lombarda. Su questo tasto i suoi avversari insisteranno in campagna elettorale. Come si difenderà?

«Il sistema sanitario lombardo organizzato da Formigoni ha svolto un importante compito storico di modernizzazione ed è considerato un’eccellenza a livello mondiale. La gestione degli ultimi 5 anni è fatta di chiaroscuri e anche la recente riforma è stata molto confusa e lo stesso modello lombardo, di per sè virtuoso, deve essere adeguato ai tempi. Sul tema della sanità e del welfare noi di Civica popolare, grazie al ministro Lorenzin, siamo sul pezzo. La sanità mantovana è di eccellenza e spero di portare il ministro qui per discutere dei suoi problemi. E ricordo anche che Lorenzin dopo 35 anni ha portato a compimento la riforma per combattere l’abusivismo nelle professioni mediche».

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Su quali punti del suo programma insisterà per convincere i mantovani a votarla?

«In questi anni sono stato coordinatore provinciale di Alternativa popolare e ho avuto modo di conoscere il territorio e i suoi problemi incontrando imprenditori, istituzioni e altre realtà. Le tematiche sono quelle legate al lavoro, con la chiusura di importanti industrie e all’ambiente, con le bonifiche ancora da completare e i correlati problemi di inquinamento. C’è il problema delle multe per le quote latte da risolvere e tutta la partita infrastrutturale da affrontare, a partire dalla linea ferroviaria Mantova-Milano e dal porto di Valdaro. Su queste tematiche cercherò di intervenire, senza dimenticare la valorizzazione di Mantova come polo culturale e turistico. Sulle ferrovie bisognerà lavorare per reperire le risorse necessarie per fare investimenti con la Regione».

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C’è, poi, il tema della sicurezza che Berlusconi punta a risolvere cacciando 600mila immigrati irregolari...

«È molto facile fare propaganda su queste cose. Il centrodestra, però, dimentica che gli accordi di Dublino sono stati firmati dai suoi esponenti. Serve meno tolleranza verso chi mette in discussione la sicurezza, ma i fatti di Macerata stiano fuori dalla campagna elettorale».

Lei è presidente dell’assemblea parlamentare della Nato. Cosa pensa della visita in Italia del presidente Erdogan per chiedere di far entrare la Turchia nell’Unione Europea?

«La Turchia fa parte della Nato e il suo ruolo di sbarramento di mondi pericolosi sul fronte mediorientale è fondamentale. Purtroppo, Erdogan ha messo in campo una politica non molto lineare nei rapporti con la Russia e i curdi. La visita in Italia fa parte della sua strategia per riaccreditarsi nei confronti della Nato. Dal punto di vista politico, spero che quella visita sia un’opportunità per capire che non c’è alcuna prevenzione nei suoi confronti, ma che vogliamo da lui una politica lineare». (Sa.Mor.)
 

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