Seconda bonifica Ies. Una rete di 33 sonde per i vapori velenosi
Lavori da 650mila euro: c’è l’ok del ministero dell’Ambiente. Anche una barriera risucchia-inquinanti a monte del sito
di Monica Viviani MANTOVA. Dopo falda e terreni ora tocca anche all’aria: via libera del ministero dell’Ambiente alla seconda bonifica targata Ies.
Approvato a fine gennaio dalla Conferenza di servizi decisoria che raggruppava a Roma tutti gli enti regionali e nazionali preposti alla certificazione ambientale, è stato notificato martedì in strada Cipata il decreto che autorizza la fase 2 del progetto di messa in sicurezza operativa (Miso) del sottosuolo nonché l’analisi di rischio sanitario e ambientale per i lavoratori dello stabilimento.
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Un nuovo maxi intervento da 650mila euro che vanno ad aggiungersi ai 4 milioni già investiti da Mol Group Italy per la fase 1 del piano Miso: quello che da ottobre 2017 vede da una parte un maxi cordone di 74 pozzi risucchiare gli inquinanti a protezione di Vallazza e laghi e dall’altra un impianto di trattamento al lavoro ventiquattro ore su ventiquattro per depurare acqua e fanghi. A spiegare alla Gazzetta in cosa consiste il nuovo progetto che nel giro di quattro mesi vedrà partire i cantieri, è il responsabile Hse di Ies, l’ingegner Luca Perboni. In realtà si tratta di due progetti in uno, nati con l’obiettivo di completare la messa in sicurezza della falda affiancandola a quella degli strati superficiali del suolo e di scongiurare l’eventuale diffusione di inquinanti aerei.
NUOVI POZZI A NORD. Dopo aver messo in sicurezza il sottosuolo a valle, l’azienda ha deciso di intervenire anche a protezione della falda a monte dello stabilimento, nella zona nota come “ex deposito nazionale”. Qui verranno posizionati cinque nuovi pozzi aspira-veleni e tre piezometri di monitoraggio. In questo modo, viene spiegato, la falda che corre sotto il sito Ies sarà completamente cinturata impedendo non solo la fuoriuscita ma anche l’ingresso di sostanze inquinanti. In tutto i pozzi diventeranno 79 con una portata totale di 120 metri cubi all’ora. I lavori di allestimento del nuovo cordone dureranno un anno e mezzo.
LAVORATORI SICURI. Il software che ha analizzato i dati emersi dalla caratterizzazione dei terreni all’interno del sito ha indicato due possibili rischi per i lavoratori Mol: da contatto/ingestione di terreni superficiali e da inalazione vapori. Nel primo caso sono stati individuati due punti per un totale di 630 metri quadrati che dovranno essere pavimentati e la copertura controllata annualmente.
RISCHIO VAPORI. Sempre legato ai terreni contaminati è poi il potenziale rischio sanitario per inalazione vapori. Per scongiurarlo sono state predisposte indagini ad hoc della durata di un anno. Saranno installate 33 postazioni attrezzate con sonde chiamate “soil-gas” che, inserite nel terreno a diverse profondità, risucchieranno eventuali vapori da campionare e inviare in laboratorio. Il responso delle analisi verrà a quel punto elaborato da un software predisposto per valutare la presenza o meno di un pericolo attivo e mappare i punti dove l’azienda sarà chiamata nel caso a intervenire con azioni di mitigazione del rischio di inalazione inquinanti.
UN ANNO DI MONITORAGGI. Su indicazione di Arpa, il progetto approvato dal ministero dell’Ambiente prevede poi quattro campagne di monitoraggio annuali. I monitoraggi, concordati con gli enti locali e condotti insieme all’agenzia regionale di protezione dell’ambiente, saranno di due tipi: oltre a quella effettuata dai peizometri che affiancano le sonde soil and gas, sarà attivata anche una ricerca “aria-ambiente” per verificare la presenza di composti volatili rilevati nel sottosuolo.
VIA AI LAVORI ENTRO GIUGNO. I lavori previsti dai progetti «dovranno iniziare - scrive il ministero - non oltre quattro mesi dalla data di notifica del decreto». Se per l’attivazione della nuova barriera di pozzi sono previsti 18 mesi, due anni saranno invece necessari per il progetto “rischio sanitario”: un anno di cantiere e uno di monitoraggio.
L’INVESTIMENTO. I due progetti costeranno 298mila e 340mila euro. Ies verserà alla Regione una fidejussione pari alla metà del totale a garanzia degli interventi.
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