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Mantova, affitti e spese non pagati. Inquilini comunali sfrattati

Giro di vite dell’Amministrazione comunale contro i furbetti degli alloggi popolari. Per chi non ce la fa previsti piani di rientro dal debito che stanno funzionando

di Sandro Mortari
2 minuti di lettura

MANTOVA. Lo sfratto dagli alloggi popolari non è più un tabù. Lo dimostra l'iniziativa del Comune che a gennaio iniziato un giro di controlli tra gli inquilini morosi per capire se il motivo per cui non pagano affitti e spese condominiali sia da ascrivere alla crisi economica che ha fatto perdere tanti posti di lavoro o ad una separazione che ha sconvolto il nucleo familiare, oppure se alla base di tutto ci sia un comportamento da furbetti. I primi riscontri propendono per quest'ultima ipotesi.

Il Comune, infatti, ha dichiarato la decadenza di sei inquilini dopo un'approfondita istruttoria che ha messo in evidenza la non volontà di pagare spese accessorie e canoni oppure il non rispetto del regolamento che sottende all'assegnazione degli alloggi popolari. Nei controlli effettuati tramite l’ufficio casa, i servizi sociali e l'Aler riuniti in un tavolo permanente, sono incappate persone già colpite da un'ingiunzione di sfratto che poi è stata disattesa. Con la conseguenza che il loro debito nei confronti del Comune è aumentato. E così, via Roma è stata costretta ad emettere delle nuove ingiunzioni, imponendo agli inquilini di lasciare l'alloggio entro 15 giorni dalla notifica, quindi entro fine marzo, pena il ricorso alla forza pubblica, il sequestro dei mobili e il pagamento di tutte le spese.

Tre casi scoperti sono emblematici. C'è un inquilino di vicolo Ospitale che aveva accumulato un debito di 16.605,07 euro per affitti a canone sociale e spese condominiali mai pagati, poi salito a 17.888,69 euro perché non aveva ottemperato al primo ordine di sfratto dell’anno scorso. Sempre in vicolo Ospitale, un altro inquilino aveva accumulato in due anni un debito di 14.669,43 euro che al 31 dicembre dell’anno scorso era lievitato a 19.264,79 euro. Infine, in via Volta ne è stato scoperto un altro che il 20 febbraio dell’anno scorso era stato dichiarato decaduto non avendo pagato affitto e spese condominiali per 7.663,33 euro; l’uomo non ha mai lasciato l’appartamento nonostante i ripetuti solleciti e così, al 31 dicembre del 2017, il suo debito era salito a 15.947 euro. Altri due inquilini sono stati dichiarati decaduti e dovranno abbandonare l'appartamento perché hanno ospitato persone quando, in base al regolamento, non avrebbero potuto farlo, oppure perché si sono fatti assegnare l'alloggio ma non l'hanno mai abitato.

Fino al caso eclatante dell'inquilino che a Colle Aperto aveva trasformato il suo alloggio in un negozio di abbigliamento vintage. «Il tavolo tra Comune e Aler - dice l’assessore alla casa Nicola Martinelli - che esamina uno per uno tutti i casi di morosità, sta dando i suoi frutti. Il valore degli arretrati non pagati sta, infatti, scendendo grazie ai piani di rientro che predisponiamo». «È una lavoro di analisi molto impegnativo - fa eco il collega al welfare Andrea Caprini - che ci consente di fare emergere i casi in cui è necessaria la nostra assistenza e quelli a cui va applicata la tolleranza zero».
 

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