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Solferino, la coop della calza si arrende e chiude

Troppe spese per le socie operaie della Nuova Futura. Delusi Posenato e Cisl: mancato il sostegno promesso

di Monica Viviani
1 minuto di lettura

SOLFERINO. Per un anno e quattro mesi ce l’hanno messa tutta, investendoci energie e buste paga pur di non interrompere quel sogno partorito da un tavolo istituzionale, tenuto a battesimo dal ministro Poletti e portato da esempio da Regione Lombardia: una coop specializzata in cucitura e confezionamento calze per rilanciare il distretto dell’Alto Mantovano e combattere il fenomeno dei laboratori clandestini restituendo un futuro a operaie del settore lasciate a piedi causa crisi. Le 5 socie rimaste della cooperativa Nuova Futura si sono arrese: la produzione nel capannone di Solferino di proprietà Marygold è stata fermata e in questi giorni è partito l’iter burocratico che vedrà Confcooperative accompagnarle verso la liquidazione coatta, prevista in questi casi.

Era il 1° dicembre 2016 quando iniziò la loro avventura dopo quasi due anni di gestazione al tavolo promosso dal sindaco di Castel Goffredo, Alfredo Posenato con sindacati di settore, associazioni datoriali, Provincia, Camera di Commercio e Confcooperative. «Un progetto importante, condiviso da tutti, ma che poi non ha visto tutti impegnarsi così come inizialmente dichiarato» l’amarezza del sindaco Posenato è la stessa di Adolfo Feudatari e Sabrina Masotto di Femca Cisl, il sindacato che più di tutti ha sostenuto e accompagnato passo passo il progetto. Cosa non ha funzionato? Gli ordinativi negli ultimi mesi non mancavano, anzi sembra che fossero in continuo aumento ma il loro arrivo comunque tardivo rispetto all’inizio dell’attività non ha consentito alla coop di far fronte alle perdite iniziali. E i costi da affrontare per affitti, elettricità e quant’altro sono divenuti man mano sempre meno sostenibili.

«Per noi è un grande rammarico - dichiara Sabrina Masotto - in primis per le lavoratrici che adesso restano senza lavoro dopo aver sacrificato del loro oltre a metterci l’anima e poi per un progetto buono che rientrava anche in un piano di lotta al lavoro clandestino che stava avendo riscontri». «Si è persa - aggiunge Feudatari - un’opportunità nata da un impegno sinergico a un tavolo istituzionale dove tutti si erano impegnati a parole ma poi nei fatti non è stato così. Sono però convinto che questa esperienza durata oltre un anno possa essere ripresa su nuove basi». Posizione quella di Femca Cisl condivisa dal sindaco Posenato: «Rispetto all’iter iniziale, alcune imprese che avevano assicurato il loro sostegno in termini di ordinativi poi non lo hanno concretizzato, insomma parte di loro non si sono più viste. Sono molto dispiaciuto da questo epilogo dovuto anche a qualche errore commesso, ma sono convinto che l’idea avesse un senso e che possa rappresentare un’interessante esperienza da cui mi auguro nasceranno nuove iniziative».
 

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