Caso Palazzi, messaggi hard falsificati: «Il sindaco chieda i danni»
Mozione per spingere il Comune a fare causa civile contro l’accusatrice di Palazzi. Con Forza Italia, Lega e Cinque Stelle firma anche il civico Grandi che poi si sfila
di Sandro MortariMANTOVA. La giunta e il sindaco promuovano una causa civile nei confronti di Elisa Nizzoli per ottenere il risarcimento dei danni causati al Comune con i falsi messaggi hot con cui accusava Palazzi. A chiederlo con una mozione urgente, da iscrivere all’ordine del giorno del consiglio comunale entro venti giorni, sono sei consiglieri di minoranza: Luca De Marchi di CasaPound, primo firmatario, i due leghisti Massimo Zera e Alessandra Cappellari, Giuliano Longfils di Forza Italia, i Cinquestelle Michele Annaloro e Tommaso Tonelli. Il civico di Comunità e territori Alberto Grandi l’aveva sottoscritta ma poi, nel pomeriggio, ha ritirato la firma: «In aula voterò a favore, ma non condivido il modus operandi di Longfils». In mattinata era arrivata anche una precisazione dello stesso Grandi e della Cappellari su una mozione evidentemente molto sofferta se già il capogruppo di Forza Italia, Baschieri, aveva ritirato la firma e il suo collega Gorgati nemmeno l’aveva sottoscritta, così come i civici bulbarelliani: «Il suo contenuto non ha nulla a che vedere con fatti attinenti il sindaco e venuti alla ribalta negli ultimi giorni, su cui è prematuro prendere qualunque posizione».
La vicenda Buzzago, la dipendente comunale che sostiene di essere stata molestata da Palazzi, per qualcuno resta fuori, ma non per De Marchi, Annaloro e Longfils. Dice l’esponente di CasaPound: «Torneremo tutti nel tritacarne dopo quanto ha detto la signora. Il sindaco denunci e venga in consiglio a fare chiarezza. I discorsi morali non valgono, ci sono solo quelli politici». Annaloro afferma che «con gli atti della vicenda del sindaco che diventeranno pubblici si apre una fase delicatissima per la città e questo, dal punto di vista politico, è gravissimo. Palazzi non può più sfuggire a un chiarimento pubblico assolutamente necessario».
Per Longfils «la nostra mozione era in gestazione da tempo, ma i fatti avvenuti dopo e denunciati dalla Buzzago vanno chiariti». E denuncia: «La nostra mozione avrebbe potuto andare in consiglio giovedì 12, ma ci è stato impedito». Colpa del presidente del consiglio Allegretti, secondo il forzista, «che mi ha impedito, l’altro giorno, dopo le 18, di fare una semplice presentazione della mozione in ufficio in modo da avviare l’iter. Non volevo che fosse protocollata». «Lì c’è un buco nero che ha risucchiato 70 atti politici nostri mai arrivati in aula e un muro di gomma contro cui sbattiamo sempre» dice Annaloro. La replica di Allegretti: «Longfils è venuto quando l’ufficio era chiuso ed stavo tenendo una riunione dell’ufficio di segreteria. Sa che l’iter di una mozione inizia solo col protocollo».
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