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Infrastrutture prioritarie. Le imprese: così si scelgono

Il mondo economico ha condiviso i cinque criteri proposti da Confindustria. Messi a disposizione anche della Provincia per il prossimo tavolo con i sindaci

di Sandro Mortari
2 minuti di lettura

MANTOVA. Poche opere infrastrutturali, ma subito. O meglio, si faccia quello che si può con le risorse (scarse) a disposizione. Il mondo dell’economia è stanco di promesse e di sogni. Ha bisogno di certezze per impostare un futuro di sviluppo. Per questo Confindustria, Camera di Commercio, le altre associazioni di categoria e i sindacati hanno accettato di ragionare con la Provincia negli Stati generali per elaborare delle priorità da sottoporre poi alla Regione per trovare un co-finanziamento. Il primo risultato è l’accordo quadro territoriale con il Pirellone sui progetti ritenuti fondamentali per il Mantovano. Il problema è che dall’intesa sono usciti 148 progetti, molti dei quali catalogabili alla voce sogni.

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E così, Confindustria, sotto la regìa del direttore Mauro Redolfini, plenipotenziario del presidente Alberto Marenghi in questa delicata partita, ha fatto un ragionamento in più. Ed è arrivata a definire cinque criteri in base ai quali scegliere le priorità da affrontare. Si tratta di una proposta condivisa dai sindacati e dalle altre categorie, ma che rappresenta soltanto una base di partenza, da discutere ed eventualmente da modificare. Importante è il fatto che le categorie l’abbiano poi messa a disposizione della Provincia con cui hanno messo in piedi gli Stati generali. E questi criteri, con le opere consequenziali, potrebbero diventare il punto di partenza del tavolo con i sindaci che il presidente di Palazzo di Bagno, Beniamino Morselli, ha di recente annunciato con l’obiettivo di fissare insieme le priorità infrastrutturali (a partire dalla manutenzione della disastrata rete stradale) da sottoporre alla Regione.

Ecco i «criteri». Il primo, le priorità sono il completamento delle infrastrutture avviate. Il pensiero va subito alla Gronda nord di Viadana, di cui sono stati costruiti due lotti e ne manca un terzo, alla Pegognaga-Poggio Rusco che, attualmente, si ferma nelle campagne quistellesi, all’adeguamento del porto di Valdaro dove manca la terza banchina e per il quale è necessario portare a termine l’ampliamento del canale navigabile per consentire il transito delle grosse navi merci. Il secondo criterio riguarda gli interventi necessari per la sicurezza delle infrastrutture. Il pensiero va subito alla strade piene di buchi, all’adeguamento sismico delle scuole, ai ponti. Con un esempio: il ponte di Ostiglia sul Po da allargare sfruttando lo spazio lasciato dalla ferrovia.

Vanno, poi, considerate quelle infrastrutture che possono avere ricadute economiche, occupazionali e sociali su un determinato territorio. Sempre a mo’ di esempio, con l’autostrada Mantova-Cremona si potrebbe completare la tangenziale sud di Mantova. Con altre strade, come dimostra la vicenda di Rossetto a Valdaro, si potrebbero spingere altre aziende ad insediarsi nel Mantovano. Poi c’è l’area del Sin da bonificare: decontaminando quei terreni si creerebbero spazi per nuove imprese. Il quarto criterio tiene in considerazione opere fondamentali per lo sviluppo competitivo del territorio. Prima tra tutte il porto di Valdaro, da cui potrebbero partire i grandi impianti prodotti da industrie di Mantova e dintorni per raggiungere i mercati asiatici e dell’Oceania. E diventare anche punto di riferimento per il Quadrante Europa di Verona, una delle più grandi piattaforme logistiche d’Europa.

Il quinto criterio riguarda i sogni. Se ci sono opere che si attendono da tempo ma per le quali non esistono progetti e nemmeno finanziamenti, meglio mettersi il cuore in pace e dimenticarle. Quali potrebbero essere? Il Tibre ferroviario è una di queste; e poi la riqualificazione della linea Modena-Verona, per non parlare della tangenziale di Goito. Tutto, però, potrebbe diventare fattibile se ci fosse la volontà politica di andare fino in fondo.
 

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