Mantova, Sos degli apicoltori a sindaci e cittadini: "Salviamo le api"
Chiedono spazi per altri hotel destinati agli impollinatori. Dopo un anno i primi ospiti del “bee hotel” sul lungolago
Sabrina PinardiMANTOVA. Sono un po’ fifone e molto indipendenti. Hanno il pungiglione, ma alla vista dell’uomo scappano ad ali spiegate. Non si muovono in sciami e il loro nido è una sorta di monolocale. E’ l’identikit delle osmie, le api solitarie che popolano il “bee hotel” nel Parco delle Scienze sul lungolago Mincio, una struttura in legno, foglie e canne di bambù costruito l’anno scorso dall’Associazione apicoltori mantovani per dare ricovero a questi insetti che altrimenti non saprebbero dove fare il nido.
Mantova, sul lungolago il 'Bee hotel', la casetta per le api che non pungono
Come le megachile, più appariscenti delle osmie ma altrettanto innocue, che arriveranno soltanto a fine giugno. E altri impollinatori come le farfalle. Non pericolosi e avvicinabili da tutti, bambini compresi, che possono affacciarsi sui nidi e osservare il loro lavoro.
L’hotel delle api è anche, però, una provocazione lanciata dagli apicoltori per attirare l’attenzione sul mondo delle api, tra gli animali più a rischio d’estinzione. Non tanto quelle allevate per produrre miele, difese dai produttori e comunque in difficoltà per gli sconvolgimenti del clima e per l’inquinamento, ma soprattutto quelle selvatiche, che, tra l’altro, impollinano l’80% delle piante di cui, più o meno indirettamente, ci nutriamo. Le osmie, tra l’altro, a differenza di altri insetti, volano anche quando c’è brutto tempo e con temperature basse e in questo modo riescono a impollinare anche piante da frutto come il pero.
La provocazione, dopo l’esperimento sul lungolago, continua: l’associazione degli apicoltori, che raggruppa circa 400 iscritti tra Mantova e le province vicine, ora vorrebbe portare l’hotel delle api in giro per la provincia. Tra oggi e domani spediranno una lettera ai sindaci per chiedere una mano: «Il nostro obiettivo è quello di creare una catena di “bee hotel” che rendano il nostro territorio ricco di biodiversità – spiega la vicepresidente Viviana Ferraroni – mostrando alla cittadinanza quanto le api siano un tassello fondamentale della vita sulla terra».
La richiesta è semplice: ogni comune dovrebbe destinare un angolo di verde pubblico agli spazi per le api, prendendo ad esempio l’esperimento di Mantova, primo rifugio per impollinatori in Italia costruito in un parco pubblico.
Gli apicoltori garantiscono che sarà un successo: «Davanti al bee hotel non cresce più l’erba, e questo significa che molte persone si fermano a osservare gli insetti», racconta Daniele Barbieri, consigliere dell’associazione. Una prima “catena” aprirà grazie alla collaborazione dell’associazione col Parco del Mincio: saranno posizionate dieci casette e dieci “ceppi impollinatori”, tronchi forati che ospitano gli insetti. Assicurato l’alloggio rimane da risolvere, però, il problema dei viveri: «Ai sindaci chiediamo anche di creare un ambiente dove le api possano vivere bene – aggiunge Chiara Gardinazzi – e per questo siamo disponibili a consigliare piante e fiori che diano nettare, per arricchire l’arredo urbano e nutrire gli insetti». Qualche esempio? «I tulipani, la borragine e il tarassaco, oppure arbusti come la pianta delle perle, molto apprezzata anche dagli uccelli».
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