Altri veleni su Palazzi: «Una regìa politica dietro a tutto questo»
Il sindaco reagisce duramente ad un articolo del Fatto Quotidiano che ha pubblicato spezzoni di intercettazioni
MANTOVA. Lo scandalo giudiziario a luci rosse che aveva coinvolto il sindaco Mattia Palazzi, e da cui era stato scagionato dalla stessa procura che aveva indagato per mesi, torna ad avvelenare il clima politico in città. Colpa dell’articolo comparso ieri sul Fatto Quotidiano che ha pubblicato spezzoni di intercettazioni e messaggini finiti nel calderone dell’inchiesta; materiale che il procuratore capo Fasolato aveva ritenuto non avesse alcuna rilevanza penale tanto da chiedere l’archiviazione del caso. Peraltro, dopo aver accertato che uno dei messaggi che avrebbe dovuto inchiodare il sindaco alle sue responsabilità per aver chiesto favori sessuali in cambio di fondi all’associazione Mantua me genuit era stato taroccato dal mittente stesso, Elisa Nizzoli. Dopo mesi dall’archiviazione, avvenuta lo scorso 9 gennaio, gli atti sono diventati pubblici e il giornale diretto da Marco Travaglio ha ritenuto di pubblicarne ampi stralci.
«Da quel giornale non ci si può certo attendere oggettività, come già si è visto nei mesi scorsi» è la replica di Palazzi, che si dice «per nulla sorpreso». L’articolo, secondo il primo cittadino, «si basa su ricostruzioni non vere e su infondate illazioni di cui risponderanno in Tribunale. Si evince anche, una evidente e per la verità già nota, regìa politica dietro a tutto ciò. Altro, al momento, non aggiungo perché a differenza loro e della regìa politica - insiste su questo concetto - che c’è dietro da mesi, non intervengo in merito ad un procedimento archiviato dal giudice su richiesta della procura, del cui lavoro io ho il massimo rispetto». Si preannuncia, dunque, una dura reazione di Palazzi a quello che ritiene altro fango gettato su di lui con il preciso intento di abbatterlo politicamente. Non li cita direttamente, ma i responsabili sarebbero Giuliano Longfils di Forza Italia e Michele Annaloro dei Cinque Stelle.
Nell’articolo si cita anche un’intercettazione in cui Palazzi, parlando al telefono col suo capo di gabinetto e cercando di capire il perché avesse inviato alla Nizzoli un sms alle 6.40 del mattino, dice: «Ho bisogno di capire se ero cotto, avevamo bevuto?». «Era solo una battuta - precisa -, un modo di dire per motivare l’impossibilità che io avessi scritto quel messaggio, poi risultato taroccato». (Sa.Mor.)
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