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Il 25 aprile dei giovani: «Non dimentichiamo»

Gli scout laici per la prima volta protagonisti delle celebrazioni nel giorno della Liberazione. In 200 al corteo antifascista della Boje

di Sandro Mortari
3 minuti di lettura

MANTOVA. Valentina Braglia, Giuseppina Rippa, Eler Giubertoni, Gina Galeotti Bianchi. Sono le giovani mantovane protagoniste della lotta di resistenza contro il nazifascismo. Sono l’esempio che il sindaco Mattia Palazzi ha indicato alle giovani generazioni nel suo discorso al monumento alla Resistenza di viale Piave, durante le celebrazioni per il 25 Aprile, 73° anniversario della Liberazione. Una data monito per i ragazzi: «Da lì - ricorda il primo cittadino - è arrivata la Costituzione con i suoi valori di libertà, solidarietà sociale, di affermazione della dignità di ognuno».

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Un lascito proveniente anche da don Leoni, don Mazzolari, don Berselli, Felice Barbano, Carlo Camerlenghi, Franco Finetti, «dai nostri giovani partigiani, circa mille cittadini mantovani caduti in battaglia o in atti di rappresaglia, in prigionia, nei lager nazisti. E poi dalle decine di ebrei deportati e dai militari che dopo l’8 settembre hanno combattuto riscoprendo lo Stato».

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Un 25 Aprile, dunque, dedicato ai giovani, per l’occasione rappresentati dal corpo nazionale dei giovani esploratori italiani, gli scout laici, che per la prima volta hanno trasformato la loro muta presenza alle celebrazioni accanto alle associazioni combattentistiche e d’arma in un intervento ufficiale per ricordare l’antifascismo dei loro predecessori. «Siamo ancora qui a testimoniare i valori di lealtà, uguaglianza e libertà - ha detto il 18enne Pietro Minucelli - e la nostra bandiera non è mai stata macchiata dai simboli del regime. Per noi il 25 Aprile è poter dire quello che si pensa, fermare le ingiustizie, indignarsi di fronte alla guerra, raccogliere un rifiuto gettato per strada, sapere che il colore della pelle è giudicato come quello degli occhi».

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«E chi oggi non riconosce la storia dei nostri partigiani - ha poi chiosato il sindaco Palazzi - è fuori dalla storia. Ed è pur vero che i morti si rispettano tutti, ma chi è morto per mano dei fascisti è morto per costruire una nuova storia fondata sui valori di democrazia, libertà, pace, dignità e condivisione». In precedenza, durante l’omelia, e prima della posa delle corone di Prefettura, Regione e Comune al monumento, don Stefano Peretti aveva invitato tutti a concentrarsi sulla pace, «la verità».

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Terminata la cerimonia ufficiale gli attivisti di eQual, che avevano partecipato silenti con lo striscione «Lottarono per un’Italia giusta e solidale. Questo presente tradisce quegli ideali» hanno fatto sentire la loro voce. Hanno letto lettere dei partigiani e posto in vendita il pan di Rippa, il pane solidale che ricorda quello che costò la vita a Giuseppina per averlo dato ai prigionieri dei nazisti. «Prendiamo spazio in questa cerimonia per le associazioni antifasciste - ha detto Marco Rossi -. Il fascismo ha tanti volti e la Resistenza oggi è sotto attacco. Stiamo in guardia».

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Dopo la deposizione della corona del Comune al Famedio, tempio dei caduti mantovani di tutte le guerre, le celebrazioni si sono concluse in sinagoga. Qui il presidente della Comunità ebraica, Emanuele Colorni, ha ricordato i nomi dei 99 deportati ebrei nei lager nazisti, di cui solo due sono sopravvissuti. «Gli ebrei - ha ricordato Colorni - con circa 2mila persone, tra cui il 14enne Franco Cesana, il più giovane partigiano d’Italia, mantovano, trucidato dai tedeschi, hanno dato il loro contributo importante per la liberazione». Nel pomeriggio, in piazza Mantegna, la Banda città di Mantova ha tenuto il suo tradizionale concerto.

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In 200 al corteo della Boje

Circa 200 persone, per lo più giovani, hanno partecipato al corteo organizzato da La Boje, comitato antimafia sociale, Non una di meno, Sinistra italiane e Rifondazione in occasione della festa della Liberazione. Il serpentone colorato è partito da piazza dei Mille e, sfilando per le vie del centro, ha raggiunto piazza Martiri dove si è conclusa la manifestazione. In testa un furgone con la scritta no inceneritore, da cui si propagavano sia la musica che i discorsi sulle rivendicazioni della rete antirazzista che ha messo assieme tutte le associazioni aderenti alla manifestazione, sintetizzate in otto punti.

Il 25 Aprile di La Boje: corteo antirazzista e antisessista

Tante le bandiere rosse, comprese quelle di Si e di Rifondazione, oltre agli striscioni tra cui spiccava quello con la scritta «Uniti abbiamo vinto. Antifascismo e libertà», che apriva la sfilata. E poi la bandiera viola delle donne di Non una di meno e i tanti cartelli issati da giovani di colore con la scritta «Ius soli subito». E c’era anche lo striscione «Mantova liberati dalla mafia». In strada con i loro vessilli anche i rappresentanti dei partiti della sinistra, soddisfatti per i tanti giovani che hanno aderito. «La stragrande maggioranza dei giovani - osserva Fausto Banzi, coordinatore di Si - non sa cosa sia il 25 Aprile, e questo la dice lunga su quello che stanno facendo le istituzioni sull’antifascismo».

Rita Scapinelli di Rifondazione: «Rifarsi oggi ai valori della Resistenza significa essere antirazzista, difendere chi cerca un lavoro e una casa, un luogo tranquillo». L’affermazione dei valori dell’antifascismo si mischia alla protesta sociale. Enrico Lancerotto di la Boje legge, durante il tragitto, gli otto punti: potenziamento del dormitorio pubblico e recupero sociale degli stabili abbandonati; più edilizia pubblica a canone popolare; lotta alla legge regionale sulla casa; via le spese mediche, sociali e scolastiche dal patto di stabilità per i Comuni; via la legge Minniti col Daspo; regolarizzazione dei migranti; meno burocrazia per i rinnovi dei permessi di soggiorno e ius soli comunale.

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