PIEVE DI CORIANO. Dieci braccianti al lavoro nei campi, tutti in nero. Lavoro senza contributi, con paghe decise dal datore senza rispetto dei minimi tabellari, ovviamente nessuna tutela sindacale, né ferie o malattie pagate.
Sembrano tempi lontani e luoghi remoti. No, è notizia di pochi giorni fa e siamo a Pieve di Coriano, zona agricola del Basso Mantovano.
La scoperta è stata fatta dai carabinieri di Revere insieme ai colleghi del nucleo ispettorato del lavoro di Mantova i quali, giovedì 26, al mattino presto, sono entrati in una corte che si trova sulla strada provinciale 34 tra Pieve e Schivenoglia, non molto distante dalla discarica di rifiuti. In piena attività lavorativa, all’interno di serre di frutta e verdura, c’erano dieci uomini, tutti nord o centrafricani. I carabinieri hanno controllato i documenti di ognuno di loro: erano tutti privi di un regolare contratto di lavoro e uno di loro era pure clandestino. I due datori di lavoro, uno è il titolare dell’azienda di Pieve, l’altro è un cittadino marocchino residente a Cerea, responsabile della società di intermediazione che fornisce la manodopera, una sorta di caporale per intenderci, sono stati denunciati per sfruttamento della manodopera e per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Mentre l’unico senza permesso di soggiorno, E.Z., 29 anni, marocchino, è stato arrestato perché ha esibito ai carabinieri dei documenti falsi, un passaporto su cui aveva incollato la foto di un’altra persona. Ieri mattina in tribunale è stato subito processato per direttissima e ha patteggiato 7 mesi di reclusione (pena sospesa).