Moglia: no al super allevamento di suini
Il consigliere Zuccati: «È a San Benedetto, ma vicino alle case del nostro Comune. Troppe le porcilaie: serve un freno»
di Francesco RomaniSAN BENEDETTO PO-MOGLIA. No al raddoppio dell’allevamento di maiali in località Trivellano di San Benedetto Po. L’altolà viene dal confinante Comune di Moglia, secondo il quale il nuovo insediamento creerebbe un impatto non sostenibile considerando che si trova a 450 metri dal primo nucleo abitato, la frazione mogliese di Trivellano, e non distante dall’altra frazione mogliese di Bondanello, dove la presenza di grandi allevamenti crea una pressione di 10 maiali per abitante.
Il regolamento d’igiene in vigore dal 2002 nel Comune di Moglia vieta espressamente allevamenti a meno di 600 metri di distanza dai nuclei residenziali.
«L’abbiamo fatto presente alla prima conferenza dei servizi in marzo – spiega il consigliere delegato all’Ambiente del Comune di Moglia, Paolo Zuccati –. Ed ora presenteremo un documento formale prima che si svolga la seconda conferenza».
L’allevamento in questione appartiene alla società Forattini Giusto. Partito con tre porcilaie per circa 3mila capi, ha chiesto già nel 2009 il raddoppio, grazie alla costruzione di tre nuova stalle per 2.700 capi. Ma ritardi nell’esecuzione delle opere, iniziate nel 2011, hanno fatto ultimare due anni fa solo una delle tre porcilaie previste. Per completare l’iter, l’azienda lo scorso anno ha avvito la richiesta di nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia) il cui iter è gestito dalla Provincia.
«Ci siamo resi conto nel corso dell’iter – prosegue Zuccati – che questo intervento è vietato dal nostro regolamento dio igiene. E questa situazione l’abbiamo fatta presente alla prima conferenza di servizi. Ora, visto che questa si è chiusa con prescrizioni dettate dalla Provincia che ha dato 60 giorni di tempo per l’aggiornamento, abbiamo deciso di preparare una relazione tecnica che ribadisce e approfondisce il nostro no. Detto questo, siamo aperti a ogni soluzione possa andare incontro ad esigenze produttive nel rispetto dell’ambiente. Con le mitigazioni che un allevamento di questa portata necessariamente comporta».
«Il problema – conclude il consigliere delegato – è che i Comuni non hanno una anagrafe di questi impianti, che nascono a spot. Ci si ritrova il territorio caricato di migliaia di maiali quasi senza accorgersene. Così non si può andare avanti, serve un regolamento generale».
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