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Mazzette dai cinesi, undici sotto accusa

L’accusa è di corruzione. Nei guai finanzieri, consulenti del lavoro e titolari di aziende tessili di tutta la provincia

di Giancarlo Oliani
1 minuto di lettura

MANTOVA. L’accusa è pesantissima: corruzione. A finire nei guai finanzieri, titolari di laboratori tessili cinesi e consulenti del lavoro che rischiano fino a dieci anni di carcere.

La Procura di Mantova, dopo una lunga e accurata indagine, ha chiesto il rinvio a giudizio per undici imputati, formulando, per ognuno di loro, precise responsabilità. Per altri due, invece, si è proceduto separatamente: si tratta del luogotenente Carlo Benvenuti e del vice brigadiere Pietro D’Amato, all’epoca dei fatti in servizio alla sezione operativa del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Mantova. L’udienza preliminare, fissata per il 2 maggio davanti al giudice Matteo Grimaldi, è stata rinviata per astensione degli avvocati al 3 ottobre prossimo.

L’indagine è nata dall’inchiesta Belfanti e si è arricchita di una lunga serie di intercettazioni ambientali e telefoniche.

Questi gli undici imputati: Leonildo Aldo Aceto, 78 anni, consulente del lavoro residente a Reggio Emilia, Chen Oing (alias Lucio) di Roncoferraro, Xiangtao Dong, di Roncoferraro, Marco Molinari consulente di Porto Mantovano, il maresciallo capo della Finanza Massimo Senatore, Marco Vaccari, amministratore di Mantova Moda. E ancora cinque titolari di laboratori tessili: Liangbin Wang , Tingting, Wang alias Kelly, Feng Xiao Zhao alias Paolo e Zhangdan Zhao di Gazoldo degli Ippoliti e infine Zhimei Zhou di Roncoferraro.

Ma veniamo ad alcuni episodi di corruzione contestati dalla procura.

Benvenuti, D’Amato e Senatore, durante un controllo effettuato alla “Confezioni Di Lei Weiming”di Cavriana, avevano accertato la presenza di tre lavoratori irregolari e il mancato versamento dell’Iva. Per evitare la segnalazione hanno incassato 2mila euro, da dividere a metà, somma consegnata da Leonildo Aceto, depositario delle scritture contabili.

Benvenuti e d’Amato, con la collaborazione del consulente Molinari, per non segnalare la presenza di tre clandestini in un laboratorio di Roncoferraro (che lavora per la Lubiam) si sarebbero fatti consegnare abiti e giubbini.

Per chiudere un occhio sulla presenza di un clandestino in un altro laboratorio di Roncoferraro si sarebbero fatti pagare la cena in un ristorante di Bagnolo più mille euro da dividere a metà.

Sempre secondo l’accusa per non denunciare la presenza di nove clandestini in un laboratorio di Rodigo, i due finanzieri avrebbero accettato in cambio capi intimi e mille euro a testa, consegnati all’interno di due pacchetti di sigarette vuoti. A Medole avevano trovato al lavoro undici irregolari, ma non ne hanno fatto parola, dopo aver ricevuto mille euro a testa.

E infine, in concorso con Marco Vaccari, il tentativo da parte di Benvenuti di far ottenere all’amico il pagamento di 225mila euro, minacciando in caso contrario verifiche fiscali ai danni della società lituana debitrice.
 

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