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Ritrovo islamico, al Tar il contenzioso Comune-associazione

Negato l’utilizzo di un capannone a Cogozzo. La comunità musulmana da anni senza luogo di adunanze

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VIADANA . Sarà esaminata dal Tar la richiesta di un’associazione culturale islamica di poter sistemare un capannone di Cogozzo, per adibirlo a luogo di incontro. Il contenzioso giuridico trae origine dall’istanza di permesso di costruire, avanzata in Comune nei mesi scorsi dall’associazione relativamente a lavori di ristrutturazione di un capannone artigianale di via Belfiore (in un’area dove sorgono anche abitazioni). Istanza rigettata dallo sportello municipale Suap/Sue.

«Erano state riscontrate carenze – spiega il sindaco Giovanni Cavatorta – dal punto di vista dei requisiti urbanistici e degli adempimenti statutari dell’associazione richiedente». L’associazione ha sporto ricorso al Tar, chiedendo sospensione e annullamento del provvedimento di diniego. E l’ente locale si costituirà in giudizio a difesa delle sue ragioni.

Da anni ormai la comunità islamica locale fatica a trovare un luogo di ritrovo: da ultimo le adunanze si sono svolte in sala civica, o in locali privati presi in affitto, ma anche nell’area verde di via Al Ponte. Per un po’ di tempo i fedeli musulmani si erano ritrovati in un ex negozio di vicolo Bonomi; e pure in quel caso era sorto un contenzioso giuridico, vista la natura commerciale dei locali.

«Tar e Consiglio di Stato – ricorda Cavatorta – ci hanno dato ragione, validando l’ordinanza di sgombero emessa a suo tempo». Inizialmente le riunioni si svolgevano in un ex magazzino di vicolo Pernino. Nel 2006 un’ordinanza municipale ne aveva però disposto la chiusura, non rispondendo l’immobile alle normative sui luoghi pubblici di ritrovo (servizi igienici, uscite di sicurezza, lucernari, parcheggio). Per qualche tempo, l’amministrazione comunale aveva valutato la possibilità di individuare nella pianificazione urbanistica un’area standard di via Puttina, su cui la comunità islamica avrebbe potuto edificare a sue spese un luogo di culto. Ma, nella primavera 2008, una petizione popolare – con la richiesta di sospendere l’iter e indire un referendum in materia – aveva raccolto 2300 firme, inducendo i vertici della allora associazione Assalam a rinunciare all’assegnazione per non prestare il fianco al clima di contrapposizione che si era creato. (r.n.)
 

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