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Tre attentati a Giava. Ragazza mantovana in vacanza: «Siamo terrorizzati»

Stephanie, 31enne truccatrice indonesiana, vive a Mantova. Ora è a Surabaya dalla famiglia: «Colpita la nostra chiesa»

di Daniela Marchi
2 minuti di lettura

MANTOVA. Sono terrorizzati, non escono di casa. Sanno di essere nel mirino dei terroristi islamici. Sono i cattolici che vivono in Indonesia dove tra domenica e lunedì hanno avuto luogo tre attentati suicidi nella zona di Surabaya, la seconda città più popolosa dell’Indonesia. Domenica mattina sono state colpite tre chiese, dai membri di un’unica famiglia tornata da poco dalla Siria; in serata c’è stata un’esplosione in un edificio non lontano da una stazione di polizia a circa trenta chilometri da Surabaya; lunedì, un nuovo attentato all’ingresso della sede principale della polizia della città. In tutto sono morte più di dieci persone, esclusi gli attentatori, e ci sono decine di feriti.

Il primo attentato ha colpito la chiesa cattolica di Santa Maria a Surabaya, nella regione orientale di Giava. Pochi minuti dopo si sono verificate la seconda e la terza deflagrazione in altre due chiese della città. Uno degli attentatori, hanno riferito gli inquirenti ai media, era una donna velata che si è fatta saltare in aria insieme ai suoi due figli di circa dieci anni. E ci sarebbe una seconda donna fra i kamikaze, come raccontato da alcuni testimoni, ma la polizia non ha ancora confermato.

Proprio vicino alla chiesa di Santa Maria abita la famiglia di Stephanie Goenawan, trentunenne che da quattro anni vive nel Mantovano, prima a Pozzolo sul Mincio e ora in città. Stephanie, truccatrice di professione, ha sposato nel 2014 Manuel Pezzini, 36enne di Pozzolo e con lui vive a Mantova in vicolo San Crispino. La giovane indonesiana in questo periodo si trova dalla sua famiglia, a Surabaya, per trascorrere una vacanza.

Terrorizzata da quanto successo ieri notte ha subito chiamato il marito e la suocera Cinzia Barucchi per raccontare l’orrore vissuto e tranquillizzarli. La chiesa di Santa Maria è la stessa che tutta la famiglia Goenawan, cattolica, frequenta. Per puro caso, domenica mattina, quando i kamikaze si sono fatti esplodere all’interno dell’edificio sacro, Stephanie e i suoi parenti non erano là. «Hanno preso d’assalto la nostra chiesa, quella che frequentiamo sempre - ha raccontato Stephanie - siamo terrorizzati, gli attacchi stanno continuando, noi non usciamo più di casa. Hanno preso di mira noi cattolici». Stephanie era partita per l’Indonesia a marzo con un visto turistico di tre mesi, tornerà quindi a luglio.

«Abbiamo sentito le bombe ma non abbiamo capito subito quello che stava accadendo. Poi subito dopo sono partite le sirene dei soccorsi, c’era gente che correva ovunque. In strada c’era sangue dappertutto e corpi straziati, è stato orribile». «Siamo molto preoccupati - ci racconta la suocera, da Pozzolo - Stephanie ci ha chiamato nel cuore della notte, in lacrime, disperata. Per fortuna della sua famiglia non è rimasto coinvolto nessuno, ma il clima là a Surabaya è terribile. Speriamo di riabbracciarla presto».


 

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