Il ministro Bonisoli alla festa del Movimento 5 Stelle: «Attenzione speciale per Mantova»
La visita a Cerese del ministro dei Beni culturali Bonisoli: daremo segnali dell’importanza di questo territorio
di Sandro MortariBORGO VIRGILIO. Al di là di come finirà questa esperienza, lui è già nella storia. Alberto Bonisoli da Castel d’Ario è il primo ministro mantovano del dopoguerra. Quando glielo ricordiamo, alla festa dei Cinque Stelle che si concluderà questa sera al parco Yoghi di Cerese, risponde con un «era ora», a cui aggiunge una frase che suona a promessa di quello che dovremo aspettarci dal suo dicastero: «È importante dare dei segnali circa l’importanza di questo territorio».
[[(gele.Finegil.Image2014v1) 01_WEB]]
Il ministro della cultura e del turismo, nella conversazione prima di incontrare i militanti per un breve saluto, dimostra di avere le idee chiare su ciò che farà per l’Italia e per Mantova, veri e propri giacimenti culturali. Sui problemi di Mantova legati alla cultura come la carenza di organico di Palazzo Ducale, la situazione difficile in cui versa l’Archivio di Stato, le polemiche sempre pronte ad accendersi sulla copertura della domus romana in piazza Sordello, non si sbilancia; «ma li affronterò quando verrò a Mantova in veste ufficiale, a breve, perché oggi sono qui in forma privata, il primo giorno di riposo dopo l’insediamento. E vorrei dedicarlo a mio padre, con cui andrò a cena». Una cosa, però, il ministro mette in chiaro: «Mantova per me è una base culturale estremamente importante che merita l’attenzione giusta, ma che va fatta nel modo giusto». E cioè studiando e parlando con la gente per «capire e prendere le decisioni giuste. Questo per me è far politica, cosa che non ho mai fatto prima e la mia priorità è lavorare con le persone. Alla fine - riflette a voce alta - far politica è un lavoro come un altro».
Un assaggio di ciò che lo aspetta come politico che deve ascoltare lo ha già avuto ieri: lunga la fila, infatti, di militanti e non che gli hanno sottoposto delle problematiche non solo culturali da affrontare: dall’insediamento neolitico a Monzambano (Emilio Crosato, anima degli scavi) a Mantova hub (Michele Annaloro, capogruppo in Comune a Mantova: «È una criticità, lo esamini»), dalla situazione dell’archivio di Stato (la direttrice Luisa Onesta Tamassia: «Viviamo una situazione difficile») al volumetto sulle infiltrazioni dell’Ndrangheta nell’economia mantovana (l’ex senatore M5S Gaetti: «Ho finanziato io lo studio di Nando Dalla Chiesa»). Lui ascolta tutti e rimanda tutti al prossimo incontro in veste ufficiale: «Mantova è molto importante - ripete anche nel suo saluto ai militanti - dove si possono fare cose interessanti e dare un segnale di come portare avanti, anche a livello nazionale, alcune politiche culturali».
Accompagnato dal deputato Alberto Zolezzi, il ministro visita gli stand della festa dove stringe mani e scatta selfie, conversa con il popolo Cinque Stelle che lo osanna ma con i giornalisti evita di parlare di politica nazionale, ma precisa che «se non era il governo del cambiamento mica lo facevo il ministro».
Però, insistiamo, dopo una settimana ha già visto al suo ministro le cose da fare? «Certo che lo ho viste, e ne ho da fare». Silenzio su che cosa sono quelle «cose da fare»: «Non le anticipo per una questione di rispetto istituzionale. Stiamo lavorando alle linee programmatiche e le dichiarerò di fronte alle commissioni del parlamento perché sono loro i miei datori di lavoro e a loro racconterò che cosa voglio fare. E sarà prestissimo, penso che già la prossima settimana verranno insediate le commissioni».
Nel suo breve intervento parla della sua prima volta da politico e da ministro: «Mi sta succedendo qualcosa che sino a qualche mese fa non mi sarei mai aspettato. Se sono qui è perché c’è stato un movimento di milioni di persone che insieme alla Lega ha deciso di cambiare. Grazie per l’opportunità che mi state dando».
Gli applausi scrosciano: «Per affrontare i tanti problemi che abbiamo davanti abbiamo bisogno di sentire che c’è il popolo, l’Italia, gente che ci dà coraggio e ci controlla. La nostra è una scommessa».
I commenti dei lettori