Palasport, gli abitanti delle case popolari protestano fuori dal cantiere
A Borgonuovo i residenti contro la nuova opera pubblica: ci toglie il verde e porta troppe auto
Ormai è tutto deciso, i picchetti sono posati, l’area è recintata, il parco inaccessibile. Ai giardini Lucio Battisti di Borgonuovo, il quartiere realizzato dietro al Famila nell’ambito del Pru di Borgochiesanuova del 2002, sorgerà il nuovo palasport da 500 posti su cui il Comune ha puntato molto e investito 2 milioni e 300 mila euro.
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Però, alcuni cittadini, che si sono riuniti sabato fuori dalle transenne del cantiere, non ci stanno. La protesta è cominciata quando l’amministrazione Palazzi ha spostato il progetto dell’impianto sportivo, ingrandito e rinnovato, dalla zona di via Soncini, dove lo voleva la giunta Sodano, nella nuova sede. Da lì le manifestazioni e una raccolta firme che ha visto più di 200 cittadini chiedere l’interruzione del progetto.
MANTOVA. Sono tanti i punti su cui monta la protesta: prima di tutto, chi ha acquistato la propria abitazione contava sulla destinazione a verde pubblico dei giardini Lucio Battisti, appositamente cambiata dal consiglio comunale (con il voto contrario di tutte le opposizioni) e resa area edificabile.
[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Il giardino è abbandonato. Ma presto sarà rifatto]]
Il progetto poi, lamentano coloro che protestano, presenterebbe irregolarità sulle distanze dalla strada e non includerebbe abbastanza posti auto per atleti e spettatori, con la conseguenza che i parcheggi in via Rino Gaetano e del Famila verranno presi d’assalto.
Non basta, quindi, la promessa di realizzare un nuovo giardino attorno al Palasport: «Ci sentiamo abbandonati - spiega un cittadino -. Il Comune fa quello che vuole e nessuno ci ascolta».
Alla protesta era presente anche Michele Annaloro, capogruppo dei Cinque Stelle. «Noi abbiamo fatto il possibile - ha detto - in consiglio votando contro il cambio di destinazione d’uso insieme alle altre opposizioni, ma ormai è troppo tardi. La delibera andava impugnata al Tar e i cittadini dovevano riunirsi in comitato per sostenerne i costi».
Nicolò Gibelli
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