Dal piatto commestibile di crusca alle fibre di latte
Un nuovo rapporto delle Nazioni Unite ci mostra tutte le alternative valide ed ecologiche all’uso della plastica
di Manuela D'AmenMANTOVA. Ripensare la filiera di produzione degli oggetti in plastica utilizzando materie prime vegetali per ottenere prodotti completamente biodegradabili: questa è una delle soluzioni proposte dalle Nazioni Unite per risolvere l’ondata di rifiuti plastici che avvelenano mare e suolo. Vediamo le più interessanti, già in produzione.
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Micofoam, fibre ottenute dai funghi. Il recente sviluppo dei miceli per produrre strutture relativamente robuste si sta facendo strada in settori come quello degli imballaggi durante i trasporti (al posto del polistirolo, ad esempio) e dell’isolamento degli edifici.
QMilch, seta ottenuta dalle fibre di latte. Non solo da bere, il latte è stato usato per produrre materiali plastici (per bottoni e tessuti sintetici) già dall’inizio del XX secolo, estraendo la caseina. La pratica era stata abbandonata con il diffondersi di prodotti basati sul petrolio, fin quando, nel 2011, una imprenditrice tedesca ha rispolverato e ammodernato la tecnica. La sua azienda ora produce tessuti ecologici e sostenibili utilizzando il latte che andrebbe gettato via.
Piñatex, una fibra ricavata dalle foglie dell’ananas con cui si ottiene un tessuto del tutto simile alla pelle, ecologico e durevole, già usato per borse, scarpe e mobili. Le foglie sono uno scarto per le piantagioni di ananas, interessate solo a raccogliere il frutto, quindi l’intero processo produce un maggior incasso per i coltivatori e un riciclo del rifiuto vegetale.
Bakeys è l’industria indiana che ha inventato le stoviglie commestibili, ottenute da una farina di crusca, molto comune nel sud dell’Asia, Africa ed America Centrale. Questa scoperta potrebbe risolvere almeno in parte il problema dei prodotti monouso. Finito di mangiare il contenuto, si può mangiare anche il piatto ed il cucchiaio, scegliendo tra 3 gusti. Per ora occorre andare in India per assaggiarli!
La produzione di materiali plastici aumenta a ritmi nettamente superiori a quelli del riciclo (solo il 15%). L’applicazione di queste idee innovative risulta allora fondamentale, soprattutto perché un recente rapporto dell'Ocse rivela che il 25% della plastica viene ancora bruciato con conseguente grave inquinamento dell’aria e che il restante 60% presto o tardi finisce nell'ambiente.
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