MARMIROLO. È una delle poche riserve naturali che all’ingresso segnala correttamente con un cartello la presenza delle zecche, piccoli aracnidi (della famiglia dei ragni) che possono essere un fastidio per i visitatori. Ma quest’anno nemmeno il cartello di preallarme può fare molto contro la straordinaria proliferazione dei questi piccoli animali, dovuto a motivi climatici in tutto il Nord Italia. Un vero e proprio boom che è stato determinato dalla forte umidità primaverile e alla temperatura non ancora elevata.

«Questo è un anno particolare», spiega il dottor Michele Dottori, responsabile della sezione dell’Istituto zooprofilattico dell’Emilia Romagna e della Lombardia che si occupa delle patologie portate dagli animali. «Abbiamo diverse segnalazioni, dall’Emilia in particolare, di un aumento del numero delle zecche cosiddette dei boschi. Si tratta di parassiti dai quali è facile difendersi. In primo luogo perché non si muovono e si attaccano alle persone solo se si va a pelle scoperta nei punti di vegetazione dove c’è la loro presenza. Poi, nel caso di morso, basta toglierle con attenzione, usando una pinzetta e “svitandole” dalla pelle come se fosse una vite, magari facendosi aiutare da un medico. L’asportazione della zecca azzera ogni rischio. In più c’è da considerare che la malattia generalmente trasmessa, la Lyme o borelliosi, c’è solo sui boschi appenninici e delle Alpi e non nelle zecche di pianura».

I casi segnalati per ora nel Mantovano arrivano da Bosco Fontana, 233 ettari di riserva che è ciò che rimane delle antiche foreste che ricoprivano un tempo tutta la Pianura Padana. Per la sua importanza storica e naturalistica dal 1976 è Riserva Naturale Biogenetica. La gestione è affidata al Corpo Forestale dello Stato. Nella Riserva non si effettuano trattamenti chimici e per questo la presenza può essere più forte che in altre zone dove, in ogni caso, quest’anno, le zecche sono aumentate ovunque e non solo a Bosco Fontana.