Caso Palazzi, Buzzago sospesa 6 mesi. Il Comune: ha diffamato
Nel mirino la maestra che ha postato atti dell’indagine archiviata sul sindaco Palazzi. Via Roma chiede di vedere l’autorizzazione della Procura a pubblicarli
di Rossella CanadèMANTOVA. Sospesa per sei mesi senza stipendio. Il Comune va giù con la scure con Lorena Buzzago, la maestra del nido autrice dei post su Facebook in cui attacca il sindaco Palazzi pubblicando anche stralci di intercettazioni inserite nell’indagine per molestie a carico del primo cittadino già archiviata. Il provvedimento è datato 12 giugno: Buzzago, che come responsabile dell’associazione Arte ingegno ha anche puntato il dito verso le modalità di finanziamento alle associazioni adottate dal Comune, non potrà riprendere servizio prima di Santa Lucia.
Il massimo della sanzione prevista: lo precisa l’ufficio per i provvedimenti disciplinari, stigmatizzando la gravità del comportamento della dipendente, «gravemente lesivo dell’immagine dell’amministrazione comunale».
Post che non sono visibili solo agli amici della Buzzago, ma a un folto pubblico. Un comportamento che secondo quello che si legge nel provvedimento, viola l’obbligo dei dipendenti di non manifestare pubblicamente dichiarazioni offensive nei confronti dell’amministrazione. In particolare, vengono ricordate affermazioni «tese a rendere pubblici asseriti comportamenti illeciti che, secondo la medesima, avrebbero tenuto il sindaco e il vicesindaco». Alcuni di questi post, inoltre, sarebbero stati pubblicati in orario di lavoro: il Comune non crede alla spiegazione di un difetto di ricezione del telefono mobile che causa un invio differito. E se la Buzzago si difende specificando che i contenuti dei post non sono personali ma atti della Procura «che sono stata autorizzata a pubblicare» e che, archiviato il procedimento, «non hanno alcun valore giuridico», da via Roma arriva la replica immediata: «Ci mostri l’autorizzazione della Procura». La reazione di Lorena Buzzago è di sconcerto e rabbia: «Sono sotto tiro perché sto raccontando a tutti la verità. E ora mi vogliono togliere quello che ho di più caro: il mio lavoro con i bambini e i disabili». E a proposito di bambini, la maestra punta il dito su chi ha raccontato ai giornali «una mia conversazione con due genitori, completamente travisata, causa di un altro richiamo. L’hanno resa pubblica prima ancora di informare me. La dirigente assicura di non essere la responsabile. Quindi chi è stato?»
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