Luci su Palazzo Te. L’analisi degli esperti: «Superano i limiti»
«I viali del parco sono illuminati come arterie autostradali». Furgoni e Falchi: l’impianto va regolato al 15% della potenza
MANTOVA. Luci puntate su Palazzo Te (e sul suo parco). Eccessive secondo Italia Nostra, al punto da abbagliare le facciate della villa, cancellandone l’effetto tridimensionale studiato da Giulio Romano. Equilibrate per l’assessore ai lavori pubblici, Nicola Martinelli, che ha rispedito la critica al mittente, stizzito dalla «pulsione a svilire ogni azione tesa a rendere la nostra straordinaria città più sicura e fruibile».
Vero, all’inaugurazione la luce è stata sparata al 90% del suo potenziale, in segno di festa – riferiva Martinelli – ma già dal giorno successivo l’intensità è stata ridotta al 60%, per scemare al 40% dopo la mezzanotte. Tutto a posto, quindi? «È ancora troppo, per offrire una luce più che sufficiente agli scopi per i quali è stato progettato, l’impianto dovrebbe essere utilizzato sempre attorno al 15% della potenza massima, e ancora meno dopo la mezzanotte». Parola di Riccardo Furgoni, cacciatore di stelle variabili e collaboratore dell’Agenzia spaziale europea, e Fabio Falchi, prof di fisica e presidente dell’associazione CieloBuio. Co-autori dell’“Atlante mondiale dell’inquinamento luminoso”, pubblicato nel 2016 dalla rivista Science Advances, e del recente studio sugli sprechi nell’illuminazione pubblica dell’Osservatorio conti pubblici italiani della Cattolica di Milano, fondato da Carlo Cottarelli.
I due esperti, che mescolano mestiere e passione, si sono presi la briga di andare a misurare il flusso luminoso del nuovo impianto di Palazzo Te nei giorni successivi all’inaugurazione. Ecco cos’hanno rilevato. «Per quanto riguarda la facciata della villa, le nostre misure hanno dato valori oltre il doppio rispetto ai valori massimi consentiti dalla legge regionale – riferiscono Furgoni e Falchi – E anche l’illuminazione dei viali pedonali adiacenti alla villa è risultata essere di molto superiore a quanto prescritto dalle norme Uni, addirittura pari o superiore a quella richiesta per l’illuminazione delle arterie autostradali». Vuoi vedere che l’Uni (ente nazionale italiano di unificazione) ci condanna al buio, con tutte le paure che le tenebre si portano appresso? «Al contrario, con un’accorta progettazione, la norma permette di illuminare in maniera confortevole, sicura e meno impattante, con livelli anche quattro volte inferiori rispetto a quelli misurati sull’asfalto» assicurano i due esperti.
Tocca quindi rifare tutto, con quello che è stato speso per accendere il palazzo e il parco (320mila euro, ottenuti dal Comune grazie a un bando regionale)? No, l’intervento è semplice come girare una rotella, o quasi: basta intervenire sui sistemi di regolazione dei flussi, correttamente installati come prescrive la legge. «Questo abbassamento dei livelli di illuminazione consentirà una forte riduzione delle conseguenze negative dell’inquinamento luminoso e del consumo di energia elettrica, ma sarà a malapena percepita come una riduzione di illuminazione – informano Furgoni e Falchi – I viali e il parco rimarranno comunque perfettamente illuminati, a fini della loro fruibilità notturna e della sensazione di sicurezza».
Per com’è fatto l’occhio, lo sguardo se ne accorgerà a malapena. In coda i due studiosi addolciscono il tono segnalando una nota positiva, l’impianto usa una tonalità di luce non troppo fredda come accade altrove in città. Bene, ma non benissimo, «perché esistono Led a tonalità ancora più calda che provocano un inquinamento luminoso inferiore e un impatto ecologico minore». Non un dettaglio da poco, considerando che la provincia di Mantova è al quarto posto in Italia per il consumo di energia elettrica pubblica pro capite. Le luci della città.
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