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Vitalizi, la scure su dieci ex deputati mantovani

Il più penalizzato Sandri (ex Pci): dovrà rinunciare al 75% dell’assegno. Ruggeri (ex Ppi) se la cava con un taglio del 15%

Sandro Mortari
2 minuti di lettura

MANTOVA. Per il momento tocca ai dieci ex deputati mantovani; poi, se la delibera caldeggiata dai Cinque Stelle riuscirà a passare indenne attraverso i ricorsi che si stagliano all’orizzonte, anche i senatori saranno “condannati” alla ghigliottina che mozzerà i loro vitalizi. Senza contare che il colpo di maglio potrebbe interessare anche le reversibilità che vanno alle vedove o ai vedovi. Su questo punto la norma generale votata dall’ufficio di presidenza non è chiara, ma che il taglio possa riguardare anche loro è molto più di un timore.

Si diceva dei dieci ex deputati toccati dalla riforma che prevede il riconteggio dei vitalizi in base ai contributi versati. Ebbene, i più penalizzati risultano quelli con alle spalle più legislature perché la conversione da retributivo a contributivo riguarderà più anni.

E così, l’ultranovantenne Renato Sandri, colonna del vecchio Pci alla Camera per quattro legislature dal 1963 al 1979, che finora ha percepito un assegno lordo di 8.455,34 euro, dal 1° gennaio 2019 se lo vedrà ridurre a 2.089,40 euro, ben il 75,29% in meno. Chi, invece, dovrà rinunciare solo al 15,44% (è il meno penalizzato tra i colleghi) del suo vitalizio mensile è Ruggero Ruggeri, alla Camera per tre legislature dal 1996 al 2008: «Forse - dice - è perché nell’ultima durata solo due anni ho riscatto i contributi».

Non può, però, esimersi dal giudicare «fatta male, una cosa che invece è giusta. Va bene tagliare i vitalizi ma - avverte - attenzione a che questo non si riverberi sulle pensioni di militari, forze dell’ordine, eccetera». A più della metà dell’assegno mensile dovranno rinunciare Luigi Benevelli, Marisa Bonfatti Paini e Mario Perani (il primo e l’ultimo deputati dal 1987 al 1994 e la seconda solo dall’87 al ’92). Tagli anche a Edo Rossi che fece una sola legislatura, dal 1996 al 2001: per lui l’assegno sarà di 1.843,34 euro lordi, con una sforbiciata del 40%. Veterani di Montecitorio come Savio della Dc-Ppi (dall’83 al ’94) e il leghista Anghinoni (dal ’92 al 2001) si vedranno ridurre il vitalizio rispettivamente del 44% e del 39%.

A conti fatti, dai mantovani si avrà un risparmio mensile di 24mila euro circa, la differenza tra i circa 53mila euro incassati fino al 31 dicembre prossimo dagli ex deputati e i 29mila euro che riceveranno dopo. Risparmi che potrebbero aumentare se il taglio riguardasse anche i vitalizi spettanti ai coniugi superstiti: «Non so ancora nulla - dice Patrizia Calzolari, vedova dell’onorevole Antonino Zaniboni, di cui riceve il 60% del vitalizio, circa 3mila euro netti - Vedremo che cosa succede, ma come associazione ex parlamentari stiamo preparando il ricorso». Poi, per non smentire il piglio battagliero del marito, aggiunge: «Quando c’era Renzi al governo i Cinque Stelle facevano tutto in streaming o niente, adesso fanno tutto in segreto». E i colleghi più giovani? «Noi - ricorda l’ex del Pd Marco Carra - nel 2012 abbiamo eliminato i vitalizi e prenderemo la pensione a 65 anni». Come dire: oggi solo fumo negli occhi. —
 

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