Dalle rive del Po agli Usa. Il film a budget zero piace
Il regista Biasi e il successo del progetto nato tra Quistello e San Benedetto: «Riconoscimenti importanti a Berlino e Venezia con attori non professionisti»
GABRIELE SPINARDIMANTOVA. Questa è la storia di una produzione cinematografica realizzata ampiamente su territorio mantovano, che a “budget zero” e con attori non professionisti, è riuscita ad ottenere piazzamenti altissimi in alcuni tra i concorsi cinematografici internazionali più importanti. Il nome di questo piccolo-grande capolavoro? “Fiocchi di neve rossa”, un film di fantascienza, girato e ideato dal regista Massimiliano Biasi, originario della provincia di Mantova, che si considera figlio delle rive del Po.
«Abbiamo deciso di girare gran parte di questa pellicola nel mantovano - spiega Biasi - precisamente sulle rive del Po, a San Benedetto e a Quistello. Perché il Po? Sicuramente per un discorso legato all’infanzia, in quanto posso dire di essere originario del Mantovano, e per me questo fiume è come un padre. Oltre a ciò però abbiamo scelto di girare Fiocchi di neve rossa in questi luoghi, a causa di un mio sogno/incubo ricorrente, da cui ho poi tratto anche l’idea generale del film: continuano a venirmi in sogno queste rive, come se effettivamente nascondessero qualcosa nel loro mistero. «Parlando di genere cinematografico - continua il regista - possiamo dire che questo film ha forti radici fantasy con sfumature di poliziesco e mistery, non horror. La trama risulta incentrata sul ritrovamento di un oggetto, risalente a 700 anni fa, del cui utilizzo non si sa nulla e pertanto viene impiegato inizialmente in modo improprio; poi, nel prosieguo del film, viene compresa pian piano la sua vera funzione. Il filo conduttore della pellicola inoltre si intreccia con la sparizione proprio in quei luoghi di una ragazzina 25 anni prima». Proseguendo nel suo racconto, Biasi ricorda con un pizzico di ironia le tante difficoltà incontrate sul set, ad un anno di distanza dallo svolgimento delle riprese: «Il caldo ci ha bastonati, è stato in assoluto il nostro peggior nemico. Ricordo che ci trovavamo nella zona del Bagnozerouno, e abbiamo dovuto fare i conti con un’arsura tremenda. Oltre al problema climatico, non dimentichiamoci che la maggior parte degli attori non sono dei professionisti (tra gli altri l’ostigliese Elena Bianchi, ndr), pertanto abbiamo dovuto cercare di aggiustare qualche cosa qua e là, soprattutto per quanto riguarda il tempo».
«La scelta di affidarci ad attori dilettanti - dice ancora il regista - è stata primariamente dettata da motivi di budget, in quanto si tratta di una produzione che definisco a costo zero, anche se sono comunque da investire alcune migliaia di euro. Nonostante queste ristrettezze economiche abbiamo però raggiunto notevoli traguardi in alcune importanti manifestazioni: 13esimi al Festival di Berlino, il Berlinale, in una sezione collaterale dedicata ai film stranieri, su circa 2000 pellicole, 29esimi a Venezia, all’Hermetic Film Festival, e siamo stati selezionati per la visione in alcuni concorsi di rilievo in Canada e Stati Uniti». Guardando al futuro il regista ha già pronti altri progetti, alcuni imminenti, altri a scadenza un po’ più lunghi: «Abbiamo già iniziato le riprese di un nuovo film “Diavolus imperat”, tra il finto documentario e l’autobiografico, a forti tinte horror. L’anno prossimo invece ritorneremo nel Mantovano, con un lungometraggio importante, con budget diversi e con attrezzatura rinnovata». (Gabriele Spinardi)
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