la sentenza
/ Motteggiana
Raffaele Galdini, il muratore 40enne di Suzzara, condannato dalla Corte d’assise d’appello di Brescia a sedici anni e sei mesi di reclusione per la morte del rigattiere 75enne Vittore Tirelli, non ha ucciso. La sentenza di assoluzione è stata emessa, com’è noto, dalla Corte d’assise d’appello di Milano che ha fatto proprie le argomentazioni della Corte di Cassazione.
In questi giorni sono state depositate le motivazioni della sentenza che hanno definitivamente escluso la sua colpevolezza. I giudici hanno rilevato un’incerta ricostruzione dei fatti, definiti strani. Strano il fatto che Galdini, dopo aver ucciso Tirelli, si sia addirittura attivato per far intervenire i soccorsi, rimanendo sul posto ad attenderli. Avrebbe potuto nascondersi dopo aver fatto sparire il corpo di Sancho e anche allontanarsi senza che nessuno se ne accorgesse.
Ma così non è stato. Galdini, si osserva nella sentenza, oltre ad essere sempre rimasto sul posto e a non avere alcun segno che in qualche modo potesse ricondurre ad un’aggressione, ha poi continuato ad indossare anche il giorno successivo i medesimi abiti del giorno prima. La totale mancanza di macchie ematiche sugli abiti (verificata dal Ris), di strappi, segni di terriccio o altro residuo idoneo a confermare anche un minimo contatto con la vittima ha costituito per i giudici un dato negativo rilevante.
Un’ultima ipotesi, a cui ha solo accennato il procuratore generale, è costituita dalla possibilità che Sancho fosse precipitato lungo la riva perché in fuga dal Galdini, con cui aveva avuto un alterco. Soddisfatti del risultato gli avvocati Maria Paola Bocchi e Carlo Spaggiari, che dall’inizio avevano sostenuto l’ innocenza di Galdini, tanto da convincere i giudici di Mantova che si trattò solo di un tragico incidente. Assoluzione con formula piena, «perché il fatto non sussiste», confermata in Cassazione. —
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