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Tosina, scavo internazionale: al lavoro 50 studenti europei

Chiusa la campagna 2018, ora servono i fondi per analizzare i ritrovamenti. Emerge il mistero delle pietre incise con cerchi. Crosato: simboli solari o mappe

Francesco Romani
2 minuti di lettura

MONZAMBANO. Dalla terra emergono strane pietre con incisi cerchi concentrici. Ne è disseminato lo scavo e per gli archeologi è un rebus che si aggiunge agli altri a rendere ancora più affascinante il mistero di questo villaggio neolitico. Da una decina d’anni gli studiosi sono alle prese con la Tosina, un abitato rimasto sepolto per 6mila anni e venuto alla luce per caso nel 2003, grazie ad un’aratura profonda. L’abitato ha mantenuto inalterate le sue caratteristiche ed è, caso unico in Italia, individuabile dalle foto satellitari. Sono venuti alla luce i tesori ed oggi l’Università di Firenze, che gestisce lo scavo diretto da Elena Poggiani Keller, ha trasformato l’area in una scuola dove studenti ed archeologi di mezza Europa vengono a scavare.

Si sa che la Tosina era un emporio commerciale importante sulle vie di traffico fra Est ed ovest. Si cavava la selce dai vicini monti Lessini e qui la si lavorava, esportandola lungo le antiche rotte commerciali.

Ma si è scoperto che gli artigiani della Tosina lavoravano in modo identico ai loro colleghi in Provenza. Che rapporto c’era fra loro? Si scambiavano le tecniche, o erano gli artigiani che si spostavano? Un mistero come quello delle pietre con cerchi concentrici che stanno emergendo e che sembrano mappe.

«O simboli solari - spiega Emilio Crosato, il padre dello scavo - incisi sull’arenaria. Anche se oggi siamo concentrati sugli elementi nuovi che stanno emergendo da questa campagna». Iniziata l’11 giugno e durata 40 giorni, la campagna archeologica ha visto la compresenza di oltre cinquanta studenti e archeologi da università italiane e da tutta Europa. Un progetto ormai internazionale che soffre dell’intermittenza dei fondi.

«Non ci sono linee di finanziamento certe - prosegue Crosato - Ogni anno dobbiamo andare a cercare i soldi senza avere la certezza di poter portare a termine gli impegni». Sponsor, autofinanziamento e prestiti bancari alleviano la pesantezza di una situazione finanziaria senza punti di riferimento certi. La Camera di commercio e poi la Regione verranno coinvolte. Poi si tenterà con il ministro mantovano della Cultura Alberto Bonisoli.

Il rischio è che lo scavo che ha dato il maggior numero di reperti neolitici in Italia, circa 100mila (scavando meno del 10% dell’area di 50mila metri che doveva costituire l’abitato) subisca uno stop se non sarà alimentato da fondi certi. Un danno alla cultura lombarda e non solo perché qui sono le radici dell’agricoltura, dell’allevamento, dell’artigianato del Nord Italia.

E la ricchezza del sito è tale che basta avanzare di qualche metro ogni anno negli scavi che ormai raggiungono la profondità di due metri, per avere novità a ripetizione. Dal cane domestico di 6mila anni fa ritrovato pressoché integro e che si sa convisse con l’uomo anche dopo un incidente, provando che era d’affezione e non usato per la caccia. Alle tracce del gatto, alle ossa di orso e lupo, alle prove di grano coltivato risalenti a mille anni prima dell’insediamento neolitico e che sembrerebbero retrodatare l’inizio della frequentazione di quella collinetta circondata da laghetti attorno al 5mila prima di Cristo. E se con la fine del Neolitico l’uomo sembra scomparso, riappare improvvisamente dopo 2mila anni di silenzio, nell’età del Bronzo. —




 

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