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Casa e lavoro per integrarsi. La storia di Mohamed e Demba

Due aziende hanno assunto i ragazzi usciti dal Centro d’accoglienza straordinaria. Anche gli altri ospiti hanno un lavoro estivo regolare e frequentano corsi

Giorgio Pinotti
2 minuti di lettura

POGGIO RUSCO. L’accoglienza può dare buoni frutti. A Poggio, due ragazzi che sono passati per il Centro di accoglienza straordinaria si stanno integrando nella comunità, con casa e lavoro. Anche gli altri ragazzi, attualmente ancora ospiti del Cas, hanno un lavoro regolare per l’estate. Sono le storie di Demba e Mohamed, che a 18 anni, usciti dall’ombrello protettivo del centro, hanno iniziato a lavorare in aziende del paese, dividono una casa in affitto e ora vedono una prospettiva di futuro. Certo stiamo parlando di impieghi a tempo determinato, ma è quello che capita a tutti i giovani della loro età e anche più grandi in questo momento storico ed economico. L’importante è lavorare, anche se non si sa per quanto: certezze non ce ne sono, per nessuno.

Ma per i due ragazzi che arrivano dal Senegal, Demba, e dal Gambia, Mohamed, con storie difficili nel loro Paese e un viaggio della speranza senza certezza d’arrivo per attraversare il Mediterraneo, è un grande risultato. «Volevamo rimanere a Poggio Rusco e lavorare qui» dicono i due giovani. E per il momento ci sono riusciti. A 18 anni, questi ragazzi devono lasciare i centri di accoglienza e cavarsela da soli. Ma sono stati fortunati: hanno trovato persone che li hanno aiutati. L’Associazione nazionale partigiani Ugo Roncada e Giorgio Potenz, il ragazzo che si occupa del Cas, si sono impegnati, e gli imprenditori locali hanno risposto, dando una possibilità ai ragazzi. Demba lavora in una storica ditta del paese che si occupa di prefabbricati, sta imparando a usare i muletti e tutti i giorni fa due ore di palestra. Una passione che gli ha permesso anche di socializzare. «Finito il lavoro vado in palestra - racconta - dove ho conosciuto diverse persone, poi spesso vado a trovare i miei amici al centro e il sabato faccio un giro a Verona o a Bologna».

Mohamed lavora, invece, in un’azienda che produce ortofrutta. Nella stessa ditta lavorano anche altri due ragazzi, Nabil e Sargiu, minorenni, che ancora risiedono nel Cas. Si tratta di contratti stagionali per il periodo estivo, perché gli ospiti del Cas sono poi impegnati in un percorso di formazione. Mentre Amadù, che arriva dalla Guinea Bissau, sta frequentando un corso da panificatore a Nogara ed è impegnato tutto il giorno.

Quella di Poggio sembra essere una realtà che si contrappone agli episodi degli ultimi giorni, tra cui il ferimento dell’atleta di colore Daisy Osakue a Torino e il piombino che, a Roma, ha colpito alla schiena una bimba Rom di un anno. Chi ha sparato ha dichiarato che stava provando una pistola ad aria compressa, casualmente puntandola verso un campo nomadi.

Sicuramente sarà così, ma la memoria corre inevitabilmente alla scena di un film in cui il comandante di un campo di lavoro, dal suo balcone, fa il tiro al bersaglio sui prigionieri. Il film era Schindler’s list. —
 

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