“Un ricordo dal passato”
Terza storia scritta da un’autrice del Festivaletteratura 2017 e due giovani studentesse. Grazie a una sfera magica rotolata dal passato, i bambini salveranno Mantova da una minaccia
Helen Phillips, Anna Bassi, Anna Dall'OcaMANTOVA. Il bambino osservava la biglia trasparente rotolare sull’acciottolato di piazza Sordello. Solo il bambino l’aveva notata. La biglia sembrava accelerare mentre avanzava, rotolando nella sua corsa. Il bambino distanziando tutti gli adulti, finalmente riuscì ad afferrarla. Ma quella non era affatto una biglia. Era, in realtà, una sfera di acqua in miniatura, umida al tatto e tuttavia intatta nella sua forma. E questa sfera di acqua conteneva al suo interno una miniatura... di un soldatino.
Leonardo, il bimbo, si ricordò di aver già visto una statuetta simile nello studio di suo padre. Quando tornò a casa, la prese in mano per osservarla meglio, ma nel rimetterla a posto gli scivolò dalle mani e cadde. Leonardo nascose i cocci sotto a uno scaffale e per togliersi dai guai andò con la mamma in piazza Sordello. Sentendosi in colpa confessò tutto alla madre, e le fece vedere la sfera che aveva trovato.
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La mamma non ne sapeva niente, ma il nonno aveva l’esatta risposta alla domanda del nipote. Il padre si accorse dei cocci e telefonò subito alla madre per chiederle se era stata lei a rompere la statuetta.
«Linda, per caso hai rotto tu la statuetta che c’era nel mio studio?»
«Forse Leonardo ha da dirti qualcosa a riguardo… »
«Ok passamelo.»
«Ciao papà, per sbaglio l’ho rotta io la tua statuetta, scusa… »
«Sta’ tranquillo, l’importante è che mi abbia detto la verità.»
La mamma e Leonardo tornarono a casa e trovarono il nonno e il papà seduti in salotto molto seri. Il nonno chiese a Leo: «Ciao Leo, oggi per caso hai trovato una sfera che rotolava per piazza Sordello?»
«Sì, nonno.»
«E tu sai cos’è?»
«No, però la miniatura che c’era dentro è uguale a quella che aveva il papà.»
«Esatto e la sfera che hai tu è stata tramandata nella nostra famiglia da tempi antichi. E adesso è giunta a te e dovrai custodirla fino a quando i tuoi figli saranno abbastanza responsabili per custodirla loro.»
«Che bello!»
Leo andò in piazza Sordello con la sfera fra le mani, fiero di sé. Arrivato nella piazza, la sfera vibrava e sembrava agitata, come se volesse andare in un punto preciso. Leonardo la lascio rotolare e lei si diresse decisa verso i giardini di piazza Pallone. Poi si fermo di colpo sotto la prima panchina, Leonardo osservò da vicino e vide che la ghiaia attorno si trasformava in tante sfere d’acqua, ciascuna aveva all’interno la miniatura di un soldato; straordinario! Il nonno non aveva detto tutto questo, forse non lo sapeva?
Leonardo raccolse tutte le sfere e le mise nello zainetto. Alla sera, tornato a casa, non fece in tempo a raccontare la sua avventura che tutti gli corsero incontro: si era sparsa la voce in città del ritrovamento della tomba del famoso condottiero Vittorio Gonzaga, secondo la leggenda, quando la tomba verrà aperta, egli tornerà a combattere con i suoi soldati per proteggere la città.
Dopo cena, il nonno e il papà guardavano il telegiornale e sentirono la notizia che sarebbe arrivata fra una settimana una pioggia acida velenosa, e che solo una persona che aveva il cuore di questa città, l’avrebbe potuta salvare. Il nonno e il papà si guardarono perché sapevano che quella persona era Leonardo. Il nonno disse questa notizia a Leo e lui ne rimase molto stupito; Leonardo ci pensò su giorno e notte come avrebbe potuto salvare la sua città, fece delle ricerche sui segreti di Mantova, delle sue piazze e sulle leggende finché non ne trovò una che parlava di sfere d’acqua con dentro una miniatura di un soldatino.
I soldatini erano tutti i bambini morti annegati nelle acque della città, che si trasformavano in soldatini e rinchiusi nella loro sfera aspettavano il momento giusto per tornare. Se Leo le avesse trovate tutte, e le avesse assemblate in un enorme cerchio, queste si sarebbero alzate nel cielo, sopra i tetti e come un grande ombrello avrebbe potuto salvare la città dalla pioggia velenosa.
Il giorno dopo Leo uscì presto di casa per cercare tutte le sfere d’acqua, e girò tutta Mantova per trovarle, quando tornò a casa era sfinito, ma nel frattempo era anche felice perché le aveva trovate tutte. Ora mancava solo mettere le sfere d’acqua sulla sponda opposta dei laghi per salvare anche i pesci, le anatre, i cigni e fiori, ma non sarebbe stato molto semplice fare questo grande lavoro da solo, per questo Leonardo chiese aiuto ai suoi amici, e ci impiegarono tre giorni a sistemare tutte le sfere. Leonardo si accorse che mancava qualcosa per completare il cerchio, tornò a casa e rimise insieme i cocci della statuetta del padre, poi tornò al punto in cui c’era il buco e appoggiò la statuetta: pian piano tutte le sfere iniziarono ad illuminarsi e si creò un enorme sfera che coprì tutta Mantova.
Passò una settimana, iniziò a piovere una pioggia acida e velenosa. Nessuno sapeva quanto sarebbe durata e tutti erano preoccupati, passarono due settimane e la pioggia finì. Tutti erano felici e grati a Leo, fu così che Leo salvò Mantova. Leo era stupito che si fosse realizzata una cosa così incredibile, fu intervistato dalla Gazzetta e raccontò cosa era successo fin dall’inizio, anche se alcune cose non riusciva a spiegarle del tutto. Mentre parlava, si ricordò improvvisamente dei bambini trasformati in miniature di soldatini, allora insieme al giornalista, corse di nuovo in piazza Sordello; tutte le buche erano coperte, i sassolini al loro posto, in piazza Pallone era tutto tranquillo, guardò sotto ogni panchina.
Il giornalista scrisse che in realtà erano i bambini a proteggere la città, Leonardo stesso era poco più di un bambino. —
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