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Trasmissione polmonite: «La rete idrica è esclusa»

La conferma dalI’Istituto superiore di sanità, che ha comunque fatto 50 prelievi. Negli ospedali mantovani i ricoverati sono 70. Tre malati gravi nel Bresciano

Sabrina Pinardi
1 minuto di lettura

MANTOVA. La polmonite batterica non può essere stata trasmessa dalla rete idrica. La conferma arriva dall’Istituto Superiore di Sanità, che sul portale ufficiale dell’epidemiologia per la salute pubblica esclude questa eventualità: «Dopo aver controllato la rete di distribuzione dell’acqua potabile - scrivono gli esperti dell’Iss - è stata esclusa la possibilità di possibili collegamenti tra i diversi comuni coinvolti».

Sono comunque stati fatti i campionamenti sulla rete dell’acqua potabile, prelevata in oltre 50 punti del territorio tra Bassa Bresciana e Alto Mantovano e nelle abitazioni delle persone alle quali è stata diagnosticata una polmonite causata dal batterio della legionella, fino a ieri 20 casi su un totale di circa 300 ammalati. Tre, tra questi, i pazienti in gravi condizioni: un 29enne che lavora a Carpenedolo, un 43enne di Remedello, e la madre di quest’ultimo, tutti e tre in cura all’ospedale di Monza.

Negli ospedali mantovani sono una settantina i ricoverati con sospetto di polmonite: 29 all’ospedale di Asola, 30 in quello di Mantova, 13 al San Pellegrino di Castiglione delle Stiviere. Per il pronto soccorso di quest’ultima struttura sono passate 23 persone, ma ai più giovani è stata prescritta una terapia da fare a casa e controlli ravvicinati in ospedale, che stanno dando esiti positivi. Tre, invece, le persone ricoverate ieri nell’ospedale di Montichiari.

Mentre il picco di ricoveri è alle spalle, proseguono le indagini per identificare la fonte del batterio e i metodi di trasmissione. I tecnici delle due Ats coinvolte, Brescia e Valpadana, sono al lavoro anche per trovare un’eventuale filo che lega tra loro tutte le persone ammalate: frequentazione degli stessi ambienti di lavoro o di svago, attività commerciali, eventi pubblici. L’altro fronte è quello ambientale, con prelievi dai principali corsi d’acqua (il Chiese, fiume che attraversa tutti i comuni interessati al contagio, rimane il principale accusato), da pozzi privati, da fanghi di depurazione sparsi come concime in agricoltura, i cui esiti saranno disponibili a partire dalla prossima settimana.

La ricerca del batterio della legionella è in corso anche negli stabilimenti industriali: «Il campionamento - spiega l’Iss - si sta ora concentrando sulle torri di raffreddamento degli insediamenti industriali della zona».

Tra le possibili cause di propagazione del batterio a cui si era accennato nei giorni scorsi c’era anche l’irrigazione. Ipotesi che gli addetti ai lavori si sentono, però, di scongiurare. «Le irrigazioni in quest’area della provincia sono ormai ridotte quasi a zero» conferma il presidente del Consorzio Garda Chiese Gianluigi Zani. Di getti per l’irrigazione, che nell’Asolano pescano l’acqua che proviene dal Garda attraverso il canale Virgilio, in giro per i campi, in effetti, se ne vedono pochi: rimangono quelli destinati a irrigare la soia di secondo raccolto o, in misura inferiore, i borlotti.

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