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Punto nascite, si torna a sperare: il Tar ha sospeso la delibera

La decisione dopo il ricorso dei sindaci bergamaschi: tutto fermo fino al 3 ottobre. Ora i Comuni dell’Oglio Po dovranno decidere se inserirsi nella battaglia giudiziaria

Riccardo Negri
1 minuto di lettura

VIADANA. Il Tribunale amministrativo regionale di Brescia ha sospeso l’esecutività della delibera con cui la giunta regionale, nel giugno scorso, ha disposto la chiusura di quattro punti nascite sul territorio lombardo. La sospensiva è stata decisa dai giudici del Tar a fronte del ricorso presentato dai sindaci della Val Seriana, area della provincia di Bergamo in cui si trova uno degli ospedali coinvolti nel provvedimento; ma i suoi effetti riguardano naturalmente anche gli altri presidi coinvolti (tra cui l’Oglio-Po di Vicomoscano).

Il Tar ha fissato l’udienza di merito per il 3 ottobre: almeno sino a quel giorno, la delibera regionale non potrà essere eseguita; e sempre entro quella data i sindaci del territorio Oglio-Po dovranno valutare se ricorrere a loro volta al Tar, costituendosi “in adiuvandum”. Ègià stato acquisito un preventivo da un avvocato: la spesa sarebbe di poco superiore ai 5000 euro.

Nel frattempo, i sindaci Giuseppe Torchio (Bozzolo), Alessandro Sarasini (Commessaggio), Filippo Bongiovanni (Casalmaggiore) e Stefano Belli Franzini (Gussola) hanno inviato al Pirellone una lettera di diffida. I primi cittadini sollecitano Regione Lombardia a spedire una nuova richiesta di deroga al Comitato nazionale percorso nascite. Come si ricorderà, nel 2016 la Regione aveva chiesto a Roma la possibilità di tenere aperto il punto nascite di Vicomoscano, nonostante non raggiungesse i cinquecento parti annui richiesti dalle normative. La deroga, di fatto, non era mai stata autorizzata dal Governo; e anche su tale base, Milano aveva alla fine deciso di procedere con la chiusura.

I quattro sindaci chiedono però che la nuova richiesta di deroga riporti dati corretti, che non sottostimino la distanza dai punti nascita di Cremona, Mantova e Asola, e i correlati disagi e potenziali pericoli per le gestanti. Nella vecchia richiesta, si stimava in 25 minuti la distanza dell’Oglio-Po dai reparti di ostetricia più vicini, quando in realtà da Viadana occorre quasi un’ora di macchina (nebbie, traffico e condizioni meteo permettendo).

Nella diffida, i sindaci concedono dieci giorni. Qualora, in tale lasso di tempo, il governatore lombardo Attilio Fontana non provveda a scrivere al Comitato nazionale, i sindaci daranno mandato all’avvocato Antonino Rizzo del foro di Cremona affinché prenda tutte le iniziative necessarie per ottenere il rispetto della diffida.

Insomma, il territorio non si rassegna alla decisione di chiudere il punto nascite dell’ospedale Oglio-Po, percepita come ingiusta e oltremodo penalizzante per le famiglie residenti. Siamo ormai in extremis (i vertici dell’Azienda socio-sanitaria cremonese hanno preannunciato la chiusura entro il 31 ottobre), ma non sono state ancora rese le armi. —

Riccardo Negri. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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