Reati fiscali, Belfanti assolto con formula piena
Dissequestrati i beni e le somme di denaro bloccati dal giudice a luglio dell'anno scorso
MANTOVA. Piervittorio Belfanti, a processo per essersi sottratto in modo fraudolento al pagamento delle imposte destinate all’Agenzia delle Entrate, è stato assolto con formula piena.
La sentenza è stata emessa ieri pomeriggio, 17 settembre, dal giudice Chiara Comunale. Il pubblico ministero Silvia Bertuzzi aveva chiesto tre anni di reclusione ma la documentazione fornita dai difensori di Belfanti, in particolare quella esibita dall’avvocato Caterina Caterino del foro di Bologna, hanno convinto il giudice che ha disposto la restituzione dei beni e delle somme di denaro sequestrati dal gip nel luglio di un anno fa.
La sentenza del giudice Comunale, la cui motivazione sarà resa nota tra novanta giorni, dispone anche la trasmissione degli atti alla Procura, del verbale delle dichiarazioni rese dall’ex moglie di Belfanti Manuela Misino che rischia di essere incriminata per falsa testimonianza o calunnia.
È stata lei, in due interrogatori, a ribadire il fatto che era Belfanti a controllare le società alle quali risultava a capo e che lei era soltanto un prestanome.
Ecco le accuse formulate dalla Procura poi sfociate nel processo all’ex imprenditore. Nel capo di imputazione sono presenti, oltre a Piervittorio Belfanti, anche il fratello Pierfrancesco e la ex moglie Manuela Misino. Quest’ultima è la principale accusatrice di Piervittorio.
Stando al capo d’imputazione i tre, in concorso tra loro, la Misino quale intestataria formale delle quote della società nonché amministratore di fatto e Pierfrancesco Belfanti in qualità di acquirente delle quote, al fine di sottrarsi al pagamento delle imposte sui redditi, di interessi e sanzioni amministrative relativi a queste imposte (ammontare complessivo 285mila euro) avrebbero simulato l’alienazione del 96% delle quote della Immobiliare Morelli sas dalla Misino a Pierfrancesco Belfanti, per rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva.
E ancora, l’alienazione del 2% delle quote sociali dell’Immobiliare Morelli da Manuela Misino a Pierfrancesco Belfanti (1,5%) e a Piervittorio Belfanti (0,5%). L’alienazione del ramo d’azienda del bar Mirò di piazza Mantegna, da Manuela Misino a Pierfrancesco al prezzo di 170mila euro.
E da ultimo l’alienazione del 75% delle quote sociali de “La Cantina” della Misino & C. e tutto questo con l’aggravante dell’ammontare delle imposte, sanzioni e interessi superiori ai 200mila euro.
La sentenza di assoluzione è stata accolta, ovviamente, con grandissimo entusiasmo da parte di Belfanti che ha esclamato: «Finalmente la verità viene a galla».
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