Welfare dal basso e aiuto reciproco: i primi 150 anni della coop l’Italiana
Domenica a Bancole taglio dello storico traguardo del circolo. «Non una commemorazione, ma un esempio per il futuro»
Francesco Romani PORTO MANTOVANO. L’Italia era unita da due anni e la Provincia di Mantova si era ricostituita da pochi mesi, con gli stemmi del capoluogo, Bozzolo e Castiglione. A Bancole di Porto Mantovano, nel Casino Frizzi, la mattina del 26 aprile del 1868 dodici coltivatori fondavano la “Società cooperativa agricola di economia” che domenica festeggia con una giornata a Bancole i suoi 150 anni, risultando fra le più longeve in Lombardia.
L’idea era rivoluzionaria per i tempi. Di fronte ai grandi sommovimenti e alla povertà dilagante, la fasce più deboli della popolazione non attendevano più le “opere di carità” di Chiesa e nobili locali, ma si organizzavano da soli «affratellati a vicendevole difesa, l’uno per tutti e tutti per ciascuno» come scrissero i 12 primi soci. Lo scopo era fornire un aiuto reciproco, il “mutuo soccorso”, durante la stagione invernale. Ogni socio versava 20 centesimi nei sei mesi di bella stagione e 10 nei rimanenti. La cassa comune faceva fronte ai soci entrati in periodi di difficoltà, malati o disoccupati. E gli altri più fortunati «saranno tenuti strettamente a soccorrerlo nei suoi bisogni». Nasceva così l’embrione spontaneo del welfare, l’aiuto sociale che già nel 1868 si estendeva a fornire una pensione ai soci diventati inabili «per malattia o precoce vecchiaia» e un sussidio agli orfani sino ai 14 anni.
La cooperativa l'Italiana di Porto compie un secolo e mezzo di vita
La cooperativa crebbe, allargandosi anche ad operai ed artigiani, al punto che nel 1889 si dovettero prendere in affitto due locali in via Santa Maddalena, oggi via Roma, dove ancora è oggi la sede sociale. Qui venne aperto uno spaccio di vino ed alimentari che forniva i beni di prima necessità a prezzi di costo, facendo nascere nel Mantovano il primo «gruppo d’acquisto», come oggi sono definiti, che sarà una delle chiavi del successo nella lunga vita della cooperativa.
Nel 1906 il fabbricato preso in affitto dal medico locale dottor Vettori fu acquistato e ristrutturato nelle forme che ancora oggi rimangono. Le due guerre mondiali e l’epoca del fascismo non scalfirono la coop che seppe sempre adeguarsi e rinnovarsi alle esigenze del momento, rimanendo fedele agli ideali «umanitari e cristiani» aderendo nel 1945 alla Lega Nazionale delle cooperative, nel frattempo sorta.
Nel secondo Dopoguerra si assiste al boom per la cooperativa. I soci superano i duecento, si acquista un nuovo stabile nel quale, con la nuova collocazione, nasce il primo “mini market” del Mantovano. Seguendo il processo espansivo, si compra anche un edificio che sarà trasformato a scopo ricreativo, prima in sala da ballo e poi nel “Cine teatro Brasil”, rimasto attivo sino agli anni ’90. Sempre in quegli anni si è deciso di chiudere anche il bar (l’attuale è gestito da affittuari) ed il negozio di alimentari, per mancanza di soci in grado di proseguire l’attività.
Oggi la cooperativa, con il nome “L’italiana”, è presieduta da Salvatore Pirrelli, con vice Giordano Spagna. «Siamo gli eredi di questa storia secolare - spiega il presidente - Siamo circa 130 soci. Ovviamente siamo cambiati nel tempo. Non gestiamo direttamente attività, ma solo le proprietà degli edifici ed i relativi affitti. Ospitiamo anche gratuitamente nella sede un’associazione di auto storiche, 8Volante. Ma le finalità mutualistiche restano nel nostro dna». «La storia dell’Italiana - aggiunge il vicepresidente di Legacoop Lombardia, Attilio Dadda - è particolare ed eccezionale per più di un motivo. Intanto la lunga storia, che precede anche quella della stessa Legacoop. Poi l’idea di fondo: nacque dal basso la spinta a creare lo Stato sociale. Infine il fatto che la forma cooperativa ha dato risposte concrete alla comunità di riferimento legando territorio e mutualismo». Da qui la certezza: quella di domenica non è una commemorazione, ma un esempio per il futuro.
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