Borgo Mantovano (villa Poma)
Stop alle attività per l’azienda La Vetri di Villa Poma. Lunedì scorso la Provincia ha revocato l’autorizzazione unica, che sarebbe scaduta a fine mese, per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti speciali e urbani, il cuore delle attività imprenditoriali dell’azienda. Realtà ormai storica del territorio, nata nel 1962 e impegnata da sempre nella raccolta del vetro, nel 2007 aveva ottenuto un’autorizzazione per recuperare i rifiuti della differenziata, in particolare il vetro proveniente dai rifiuti urbani e dalle attività commerciali e produttive. Il materiale veniva stoccato e trattato per poi diventare materia prima secondaria per altre aziende.
Proprio la frantumazione del vetro e lo stoccaggio all’esterno dei capannoni delle polveri silicee erano state più volte segnalate alle autorità dal comitato Ambiente e Vita: i cittadini della zona avevano fatto notare la dispersione dei frammenti e delle polveri di vetro, in caso di vento, nei terreni vicini, oltre ai forti odori che provenivano dallo stabilimento. Un sito costantemente monitorato. Nell’agosto dello scorso anno, Arpa, Provincia e Comune avevano rilevato irregolarità nelle emissioni in atmosfera e nello scarico delle acque reflue, e in novembre era stato comunicato alla ditta l’avvio del procedimento di revoca dell’autorizzazione. A dicembre, lo stabilimento era stato anche oggetto di un sopralluogo della Guardia di finanza e dei tecnici di Arpa e Provincia, al termine del quale erano sono stati posti sotto sequestro 5mila metri quadri di superficie aziendale e 10mila tonnellate di rifiuti industriali, un pozzetto per le acque di scarico e 150 metri di fosso Galene.
Lunedì scorso l’atto che ferma, salvo eventuali ricorsi, le attività della ditta La Vetri, di proprietà della società Aerre, che fa capo alla famiglia Ravagnani. Uno stop che arriva dopo molti incontri, numerose diffide e altrettante proroghe. I punti cardine su cui si fonda la revoca sono principalmente lo smaltimento dei rifiuti e la mancanza di un’attività di bonifica e di messa in sicurezza del fosso Galene, il corso d’acqua che riceve i reflui.
L’azienda (abbiamo chiesto un commento, ma al momento non ci è stata data risposta) secondo il provvedimento provinciale non è stata in grado di seguire il piano di smaltimento proposto dalla sua stessa proprietà. E ha anche disatteso un ultimo accordo, raggiunto a febbraio, per smaltire entro sei mesi i rifiuti in eccesso.
A partire dalla di ricezione del provvedimento provinciale, non potrà più fare trattamenti sui rifiuti presenti all’interno dello stabilimento, che dovranno essere smaltiti in impianti autorizzati. E, in caso di chiusura dell’attività, dovrà provvedere al ripristino e recupero ambientale dell’area.
La preoccupazione, a questo punto, è anche per i dipendenti, più di 40 persone che rischiano di rimanere senza lavoro. «Non si può barattare la tutela ambientale con l’occupazione - ha commnentato il sindaco Alberto Borsari - ma mi auguro che il dialogo prosegua e possano esserci margini per superare questa fase di stallo molto pesante. Dobbiamo dialogare fino alla fine per il bene del territorio. I margini ci sono». —
S.PIN.
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