Crollo del palasport: per i periti le travi erano incollate male
I consulenti di Procura e Tribunale d’accordo sulle cause. Tre gli imputati che devono rispondere di disastro colposo
Giancarlo OlianiCASTEL GOFFREDO. Entra nel vivo il processo per il crollo del palazzetto dello sport di Castel Goffredo. Stamattina (11 ottobre), davanti al giudice Beatrice Bergamasco e al pubblico ministero Giulio Tamburini, sono sfilati i consulenti del Tribunale e della Procura. Le loro conclusioni sulle cause del crollo coincidono. Le travi avrebbero ceduto per la mancanza di colla.
Il consulente - un professore di tecnica delle costruzioni dell’università di Padova - ha spiegato d’aver sottoposto ad accurato esame un pezzo di trave crollata e d’averla caricata fino a quando non si è spezzata. «La trave lamellare - ha chiarito - è formata da tante lamelle incollate tra di loro che dovrebbero formare un monolite. Invece ha ceduto proprio l’incollatura. E quindi si presume sia un difetto di produzione».
La prossima udienza è stata fissata per il 7 marzo prossimo. Sul banco degli imputati Sperandio Poloni di Alzano Lombardo, quale legale rappresentante dell'impresa capofila dell'appalto, Natale Albertani, direttore dei lavori in cantiere e legale rappresentante di Habitat Legno di Edolo, e Massimo Giacomazzi di Castel Goffredo, direttore generale dei lavori.
Aldo Tironi di Mantova, collaudatore statico, è già uscito dal procedimento penale patteggiando un anno di reclusione. Era stato accusato di non aver fatto alcun controllo sulla copertura in legno e sui materiali che la componevano, sulla loro adeguatezza all’impiego e sul loro processo produttivo. Non avrebbe fatto idonee prove sperimentali o verifiche sulla loro sicurezza, stabilità e resistenza. Tutti gli altri imputati devono rispondere di disastro colposo.
È la mattina del 6 febbraio 2015 quando sotto il peso della neve crolla una porzione del tetto del palasport, inaugurato a fine 2008 e che poche ore dopo si sarebbe dovuto riempire di bimbi per le consuete attività sportive. Con i suoi duemila metri quadri di superficie è costato 3,5 milioni. È stato costruito fra il 2006 ed il 2008 dalla Poloni di Alzano Lombardo mentre il tetto in legno lamellare è opera della Habitat legno di Edolo, in provincia di Brescia.
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