In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Un anno al liquidatore del calzificio Levante

Era finito a processo per bancarotta preferenziale. Risarcimento di 50mila euro: l’equivalente del suo compenso

1 minuto di lettura

CASTEL GOFFREDO.Riccardo Zappaterra, ex liquidatore e legale rappresentante pro tempore della Levante spa, è stato condannato a un anno di reclusione e al pagamento di 50mila euro come risarcimento al fallimento del calzificio di Castel Goffredo. Somma che di fatto corrisponde al compenso che avrebbe incassato per il suo incarico. Era finito a processo con l’accusa di bancarotta preferenziale. Avrebbe soddisfatto alcuni creditori tralasciandone altri, in palese e netta violazione del principio della cosiddetta par condicio creditorum.

L’articolo 26 della legge fallimentare stabilisce infatti che «è punito con la reclusione da uno a cinque anni il fallito, che, prima o durante la procedura fallimentare, a scopo di favorire, a danno dei creditori, taluno di essi, esegue pagamenti o simula titoli di prelazione».

L’illecito di Zappaterra sarebbe emerso nel corso dell’ indagine avviata dalla Guardia di finanza e conclusasi nell’aprile dello scorso anno, con il patteggiamento a tre anni di reclusione dei tre ex amministratori del calzificio Levante e della tintoria Elledue di Castel Goffredo. Si tratta di Claudio, Alessandro e Noris Pacchioni, finiti a processo per bancarotta fraudolenta. La sentenza era stata emessa dal collegio di giudici presieduto da Giuditta Silvestrini.

I tre, inoltre, erano anche stati interdetti per dieci anni dall’esercizio delle attività commerciali e per cinque dai pubblici uffici, oltre al pagamento delle spese processuali. Una vera e propria stangata che aveva messo fine, dal punto di vista penale, a una vicenda che ha visto coinvolti cinque componenti della famiglia Pacchioni, accusati di aver portato la storica azienda tessile al fallimento in modo fraudolento e di aver nascosto beni che servivano a pagare i creditori. Un’operazione da quasi cento milioni di euro. Ben cinque i capi di imputazione, che vanno dalla bancarotta semplice, alla bancarotta fraudolenta e documentale con esposizione di crediti per trenta milioni di euro, fino alla bancarotta patrimoniale da ritardata dichiarazione di fallimento e al ricorso abusivo al credito per oltre quaranta milioni di euro. Riccardo Zappaterra, con la richiesta di concordato preventivo, presentata dall’azienda aveva assunto il ruolo di liquidatore ma alla fine è stato accertato che aveva speso 209mila euro per pagare alcuni creditori preferiti; ma soprattutto trattenendosi la sua parcella, contributi compresi. Il pm aveva chiesto una condanna a tre anni.—


 

I commenti dei lettori