BOZZOLO. Biagio Calderaro, 51 anni di Potenza, operaio di un’impresa che si occupava di manutenzione delle linee ferroviarie - la Generali Costruzioni Ferroviarie spa) - era morto folgorato da una scarica elettrica di 3mila volt. Aveva sfiorato i cavi dell’alta tensione che scorrono sopra i binari, a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria di Bozzolo. Per quella tragedia avvenuta il 16 ottobre del 2015, sei persone sono finite a processo con l’accusa di omicidio colposo.
Si tratta di Maurizio Ricotti di Rete Ferroviaria Italiana, coordinatore del progetto, Giovanni Cucchi, capo cantiere, Donato Tedesco, responsabile del servizio di prevenzione, Paola Barbaglia della Rfi Stefano De Santi, capo cantiere assunto tre giorni prima della tragedia.
Nel corso dell’udienza di ieri mattina il giudice Serra Cassano ha sentito il funzione della Medicina del lavoro che è intervenuta sul posto. Ma dovrà essere nuovamente risentita il 6 marzo prossimo per spiegare esattamente quali sono le responsabilità legate a ogni singolo imputato. È stata poi la volta del comandante della polizia ferroviaria Alessandro Bertazzoni.
Quella notte i colleghi della vittima, a trecento metri di distanza, hanno visto la fiammata e sono accorsi con l'estintore, convinti che fosse scoppiato un incendio, ma hanno trovato il collega morto. Un errore umano o è stata violata la procedura di sicurezza che prevede la disattivazione dell'erogazione di energia elettrica nel settore interessato ai lavori? Il nodo da sciogliere è proprio questo.