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No alle due maxi cave:il Comune va avanti e s’appella alla Regione

Consiglio comunale caldo. Cortesi: «Inerzia del Comune». Il sindaco: «Basta dividerci, la minoranza lavori con noi»

Francesco Romani
1 minuto di lettura

ROVERBELLA.  La battaglia del Comune per contrastare l’apertura delle due maxi escavazioni di ghiaia fra Malavicina e Belvedere non si fermerà nonostante l’ok della Provincia al piano cave. Il no dell’amministrazione sarà portato in Regione per cercare di bloccare in extremis l’iter. È quanto emerso ieri in un lungo e dibattuto consiglio comunale apertosi con l’approvazione del piano per il diritto allo studio e proseguito con la presa d’atto dello studio ambientale sull’ex Marocchi.

Ma è stata l’interrogazione delle minoranze sul piano cave che ha polarizzato il dibattito che in alcuni momenti si è scaldato al punto da far richiedere l’intervento dei carabinieri. Il motivo è la richiesta di capire pubblicamente se l’amministrazione comunale sapesse o meno dell’inserimento dei due poli estrattivi nel nuovo piano cave. L’opposizione ha mostrato, documenti alla mano, come Unioncave (l’associazione che raduna i cavatori) già dal 2015 avesse confermato l’interesse per i poli estrattivi roverbellesi inseriti nel vecchio piano cave 2003-2013 e non utilizzati. Il sindaco Antonella Annibaletti ha ribaltato l’accusa ricordando che già la precedente amministrazione Martinelli nel 2013 citava i due poli estrattivi di Malavicina-Belvedere, proponendo invece lo stop al polo dell’area “curva Delia”. Un dialogo, a volte aspro, su chi per primo avesse dovuto agire che però ha fatto rimanere le parti sulle proprie posizioni iniziali. «Il Comune poteva e doveva agire alle prime avvisaglie, tre anni fa», ha detto il consigliere d’opposizione Mattia Cortesi.

Il collega di minoranza Daniele Marconcini ha poi suggerito di incaricare un legale per un ricorso al Tar, convocare il presidente provinciale Beniamino Morselli per valutare possibili integrazioni al parere negativo già espresso dal Comune e infine raccogliere il consenso dei Comuni limitrofi per una battaglia che può essere interregionale, «visto che a spingere sono i cavatori veneti poiché nella loro Regione c’è stata una stretta sulle autorizzazioni a escavare». «Non dividiamoci, l’obiettivo del no alle cave deve accomunarci nonostante i distinguo» ha concluso il primo cittadino. —


 

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