In 300 sfilano per dire no a CasaPound e al fascismo
Corteo di La Boje e eQual tra bandiere e canti partigiani. Non sono mancati alcuni slogan violenti contro gli avversari
Sandro MortariMANTOVA. «Siamo tutti antifascisti» hanno scandito le 300 persone che ieri hanno sfilato per le vie di Mantova rispondendo all’appello di eQual e La Boje per protestare contro l’apertura del primo circolo di CasaPound a Mantova. Una manifestazione che ha voluto dire no allo sbarco in città del movimento politico che si richiama al fascismo, «cento str... - li hanno definiti gli organizzatori arringando la folla in piazza Martiri dove si è concluso il corteo - che non hanno nemmeno il coraggio di presentarsi con la propria faccia, ma si nascondono dietro un circolo che di culturale ha ben poco».
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Dietro a striscioni e bandiere di Potere al popolo, Rifondazione comunista, Sinistra italiana, eQual, Azione antifascista, dei sindacati Uil e Usb («ma in piazza ci siamo anche noi della Cgil pur senza vessilli» ha detto il segretario provinciale Daniele Soffiati) e a tricolori con la stella rossa al centro, ha sfilato la rabbia dei giovani di sinistra che se la sono presa, alla fine, anche con il Governo giallo-verde, con Salvini, «con chi li ha preceduti» e con la Polizia, lanciando slogan violenti di sapore sessantottino.
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È stata l’anteprima della manifestazione del 24 novembre organizzata da Anpi, Arci sindacati e associazioni del volontariato, che rischia di dividere il fronte antifascista. Una risposta immediata all’apertura della sede di CasaPound «che - dicono gli organizzatori in un comunicato - è solo la parte più visibile di un problema più vasto», di «un brodo di cultura fatto di razzismo, sfruttamento e ingiustizia».
Mantova, corteo antifascista contro la nuova sede di CasaPound
Non per nulla il titolo della manifestazione partita da piazza dei Mille era «Mantova antifascista, no alla guerra tra poveri», slogan che campeggiava su uno striscione che ha aperto il corteo. E che precedeva gli altri, come quello delle donne di Non una di meno e i cartelli di Potere al popolo («Al mondo ci sono solo due razze: chi sfrutta e chi è sfruttato»). Davanti e dietro un imponente schieramento di forze dell’ordine, polizia e carabinieri, pronte ad intervenire in caso di disordini.
Non ce n’è stato bisogno perché il corteo ha sfilato in maniera ordinata per una manifestazione che gli organizzatori hanno definito «grande, radicale e popolare a cui hanno partecipato padri e madri con bambini, italiani e stranieri, cittadini di Mantova e del territorio provinciale», e che niente e nessuno ha turbato dall’esterno.
E allora, spazio alla musica, scandita da due altoparlanti caricati su un carretto trainato da una bici, ai canti partigiani (Bella Ciao e Fischia il vento hanno trionfato), in un clima di festa a cui hanno fatto da contraltare alcuni slogan violenti scanditi dai manifestanti. «La resistenza ce lo ha insegnato, combattere il fascismo non è reato» è stato poi cambiato da qualcuno con «uccidere un fascista non è reato». Così come alcune ragazze hanno ripetuto più volte «femminismo underground te sfasciamo CasaPound», fino ad un gratuito «Fascisti e polizia vi spazzeremo via».
Una volta in piazza Martiri gli organizzatori hanno ceduto il microfono a chi aveva sfilato. «Ho paura a passare per piazza Filippini» ha gridato una ragazza, mentre un ragazzo ha espresso un proposito bellicoso: «Il messaggio di CasaPound non deve passare né qui né in altre città». —
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