Il Comune lancia l’appello: «I servizi del consultorio tornino a pieno regime»
Punto dolente è la carenza di personale pari fino al 60% perché non sono state più sostituite ostetriche e assistenti sociali in pensione
Attilio PedrettiBozzolo. Carenza di personale e orari ridotti. Il Comune di Bozzolo, sollecitato dalle segnalazioni dei cittadini, lancia l’allarme sul consultorio familiare di via Bini. Una struttura che svolge un’attività di consulenza familiare molto apprezzata, con ambulatori di ostetricia e ginecologia. Si occupa di maternità e paternità responsabile, soprattutto delle donne dagli inizi della gravidanza alla nascita del bambino, al puerperio, ai problemi dei minori fino alla adolescenza, di separazioni o di divorzi, di informazioni idonee a promuovere o prevenire la gravidanza, e collabora con le biblioteche e le mamme nel progetto Nati per leggere.
Nel consultorio prestano servizio per legge le assistenti sociali, le ostetriche, lo psicologo e il ginecologo. L’ambulatorio lavora sul territorio con l’altro di Viadana, ma anche là ci sono grossi problemi. «Punto dolente - spiega il sindaco Giuseppe Torchio - è la carenza di personale, pari fino al 60%, perché non sono state più sostituite le ostetriche e le assistenti sociali andate in pensione, mentre è stata ridotta la presenza del ginecologo. Le ostetriche e le assistenti sociali rimaste vengono spostate per tamponare le emergenze, ma non riescono a far fronte completamente a quelle mancanti».
Nonostante l’impegno del personale, si creano così disservizi che riducono l’utenza, fino a qualche tempo fa più numerosa. Il Comune, dal canto suo, non vuole perdere il servizio dopo gli sforzi anche finanziari per mantenerlo. Perché il consultorio di Bozzolo è collocato nel polo medico dove funziona il centro San Restituto e la farmacia.
Il Comune, per realizzare il complesso, ha acceso mutui per circa 600mila euro, in buona parte ancora da pagare. Essendo il San Restituto in una fase di cambiamento, col trasferimento dei medici di base al Pot (presidio ospedaliero territoriale) per rinforzare l’ospedale, l’entrata più sicura resta la farmacia, il cui funzionamento sarebbe parzialmente legato alla frequentazione del polo medico.
I locali del consultorio sono stati ceduti dall’amministrazione Compagnoni in uso gratuito all’Asl, a cui è subentrata poi l’Asst. Da quanto emerse allora in consiglio, era l’unico modo per mantenere il consultorio: diversamente l’intenzione era di chiuderlo, dato che i locali dell’ospedale dove prima funzionava richiedevano investimenti eccessivi. Così ora il Comune lancia l’allarme perché il servizio riprenda a funzionare a pieno regime, ed evitare che venga chiuso prendendo come consueta giustificazione la scarsa utenza. Altro tema su cui prosegue il pressing di Torchio è la partenza del Pot, il primo dicembre. Il sindaco chiede che Asst e medici di base informino la popolazione sul suo funzionamento. —
I commenti dei lettori