Sartor e Ledda, lo stile e la magìa delle donne che arrivano al vertice dell’architettura
Presentate a San Sebastiano tre delle principali realizzazioni di One Work, lo studio che ha superato anche il fatturato di Renzo Piano
Maria Antonietta FilippiniMANTOVA. Francesca Sartor e Giuliana Ledda hanno concluso il ciclo dedicato alle architette da Lac, ieri sera a Palazzo San Sebastiano, portando una ventata di ottimismo sul futuro dell'Italia quando le donne, ben preparate, raggiungono posizioni di vertice. Le due professioniste invitate dal Laboratorio architettura contemporanea, in collaborazione con la Fondazione Alberti e il sostegno della Fondazione Bam, sono infatti tra i "capi" di One Work, primo studio italiano per fatturato e che ha spodestato lo stesso senatore a vita, il genovese Renzo Piano.
Francesca Sartor è Chief operating officer, che equivale alla qualifica di direttore di produzione che armonizza il lavoro delle varie aree di lavoro. One Work occupa 150 persone, di cui 130 fra architetti e ingegneri, in varie sedi - la principale a Milano - e il lavoro è molto trasversale. Giuliana Ledda é invece responsabile retail, ovvero progettazione di aree commerciali.
L’occasione ha richiamato molti giovani architetti e studenti, interessati a comprendere un mondo del quale vorrebbero magari entrare a far parte .
Tre sono stati i casi presentatidalle relatrici: a Doha in Qatar, a San Marino e a Malpensa. Emblematici dei filoni principali di attività dello studio e alla base del salto di importanza degli ultimi cinque anni.
A Doha infatti lo studio One Work ha realizzato 7 stazioni della metropolitana lunga 42 km (quella di Milano si snoda per 40) costruita dal colosso italiano Salini Impregilo. «Poi il ministero ci ha chiesto altre due stazioni» ha raccontato Sartor, sottolineando il successo ottenuto con «determinazione e passione, ma soprattutto con il lavoro in team».
In Qatar «abbiamo mandato 10 architetti e ingegneri che hanno vissuto là due anni, 7 donne e tre uomini. Voglio citare l’ingegnere Lisa Fontana, che aveva 28 anni, e ha voluto provare la sfida di un simile cantiere». Tra i nodi più complessi continuare la progettazione con 40 persone in Italia gestendo il cantiere già attivo sulla costa del Golfo Arabo. Giuliana Ledda ha invece raccontato The Market, l’outlet in costruzione a San Marino, per il quale si sono valutati flussi di traffico («lavorando molto con gli aeroporti, come Venezia e Bergamo, abbiamo esperienza»), ma anche l’utilizzo di un piccolo spazio in collina, offrendo un complesso diverso dal finto villaggio, che è un pò lo standard. «Noi abbiamo puntato a un’immagine più contemporanea, con volumi geometrici mossi e coperture in pietra grigia, giallo ocra e rosso bruciato, che ricordano il paesaggio delle colline romagnole».
The Market verrà aperto l’anno prossimo e avrà un grande impatto per l’economia di San Marino. Si è svolto addirittura un referendum tra gli abitanti della Repubblica del Titano che hanno approvato il progetto perché darà lavoro e alla fine risulterà attraente. Parcheggi interrati, una passeggiata in lieve salita, piazze con alberi veri, le cui radici scendono nella collina attraversando il parcheggio e prendendosi lo spazio di alcuni posti auto.
Infine il terminal dei vip a Malpensa, una piccola stazione di lusso tra hangar molto anonimi per il pubblico business degli aerei privati. Ora One Work, lo studio fondato da Leonardo Cavalli e Giulio De Carli, e formato per metà da donne (un terzo invece gli ingegneri donna) si pone un altro obiettivo. Sviluppare anche la capacità di cercare queste grandi commesse, al di là del ruolo dei soci fondatori, in un mondo in cui all’estero ci sono studi con migliaia di progettisti.
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