Nodo contratti, bloccati i soldi sul conto di Apam: udienza a gennaio
Cinque autisti, assistiti dal sindacato Usb, si sono fatti avanti per pretendere le somme riconosciute dall’Ispettorato del lavoro. «Pronte decine di ingiunzioni»
MANTOVA. Congelate le somme, è fissata per il 30 gennaio l’udienza davanti al giudice dell’esecuzione. Per ora si tratta di “briciole”, ma a questi primi cinque precetti potrebbero seguirne a decine. «A cascata» scandisce Raffaele Ferrantino, l’avvocato che assiste l’Unione sindacale di base (Usb) nella vicenda che oppone duecento autisti ad Apam. Rammaricato, il legale, che non si sia riusciti a comporre la questione prima e in altro modo.
Altro anche rispetto alla «soluzione tardiva» immaginata dall’azienda, che aveva proposto ai sindacati di avviare un paio di cause pilota davanti al giudice del lavoro. Passaggio necessario, secondo Apam, a sbrogliare un nodo che allaccia tutte le associazioni di trasporto pubblico locale nella stessa prassi, ma rischia di stringersi soltanto attorno ai suoi polsi, ostacolandola nelle future gare d’appalto. Posizione ribadita più volte.
Passo indietro: l’oggetto del contendere è la mancata retribuzione dei tempi accessori nelle tratte extraurbane superiori ai 50 chilometri, con un disallineamento tra due leggi: la 138 del 1958 e l’altra del 2007, che recepisce il regolamento comunitario in materia ed è applicata da Apam a partire dal 2013. Disallineamento bocciato prima dall’Ispettorato territoriale e poi dal Comitato interregionale per i rapporti di lavoro, che hanno riconosciuto a 200 autisti il diritto a pretendere dall’azienda 200mila euro (diluiti in cinque anni di guida).
In principio furono le diffide accertative notificate dall’Ispettorato ad Apam, quindi, trascorsi i trenta giorni a disposizione dell’azienda per tentare una conciliazione (non cercata), i verbali hanno assunto valore di accertamento tecnico, con efficacia di titolo esecutivo. Una sorta di cambiale. Titolo di credito che nelle scorse settimane i cinque autisti assistiti da Usb hanno fatto valere, intimando ad Apam di pagare quanto dovuto. Passati i dieci giorni concessi dalla legge per opporsi, sulla base di rilievi formali, è scattato il pignoramento: il blocco dello somme sul conto corrente di Apam.
L’ultima parola spetta al giudice dell’esecuzione, davanti al quale l’azienda avrà ancora l’opportunità di far valere le proprie ragioni. Mentre altre ingiunzioni di pagamento sono già pronte. E sulla testa di Apam pende un nuovo esposto, presentato da Usb all’Ispettorato del lavoro perché, nonostante ispezioni e diffide, l’azienda continua ad applicare il regolamento comunitario.
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